La politica si gingilla, chi pensa agli enormi problemi aquilani?
L’Aquila – Gli anni che verranno metteranno in evidenza attraverso lo sdrucito tessuto della ancora martoriata città dell’Aquila problemi di preoccupanti dimensioni. Enormi. Smisurati se pensiamo al ritmo lento, estenuante di quella che chiamano ricostruzione. In troppi hanno creduto, e credono, che rimettere in piedi l’area aquilani significhi solo pietre, cemento, ferro, affari, affaristi, asfalto, viadotti e case per inzepparvi dentro la gente. O quella gente che rimane, vista l’emorragia di migliaia di persone migrate altrove per sempre.
In verità L’Aquila è stinta e liquefatta come la sua classe politica, che in otto anni non è riuscita neppure a edificare un monumento ai suoi 309 morti, o quella che ostacola e delude l’artista che vuole donare sculture lungo il percorso per la Madonna Fore. Situazioni da rossore, che non sembrano offendere nessuno, e invece sono ferite dolorose. Ma soprattutto prove di inettitudine.
La città è diluita, stanca, sena tessuto sociale, senza coesione o segni di vitalità , abitata da giovani ai quali non è stato dato neppure uno luogo di aggregazione. Per non parlare di cultura, lavoro, stimoli vitali.
Il caravanserraglio della politica si ingilla nell’ansia pre-elettorale, agendo esattamente come venti o trenta anni fa. Combriccole, arrivismi immodesti, alleanze rissose, ambizioni di basso profilo. Abbondano sloga insensati, mancano idee, programmi, colpi d’ala, visioni aperte e lungimiranze. Tutto avviene come prima e peggio di prima. Il panorama dei candidati o aspiranti tali non rallegra né entusiasma. I giochetti per abbagliare gli elettori e arraffare poltrone sono prevalenti, anzi dominanti. Non sarà così, a meno di improbabili sorprese, che chi si intrufolerà in Palazzo Fibbioni ricostruirà davvero la spenta città che sente sproloquiare di smart city, progetti illuminati e ardimentosi, cascate di milioni, sparate faraoniche, e vede i principali cantieri o fermi o misteriosamente barricati dietro otto anni sprecati.
Con fiducia, aspettiamo candidati e aspiranti condottieri di qualche spessore. Cervelli e cuori generosi, piccoli Churchilll . Supporre che tra coloro che tentano l’impresa non vi siano persone capaci, è ingiusto , visato che in fondo, chi li conosce? Essere pessimisti assistendo ad un certame elettorale alquanto piatto e scolorito pare doveroso. O almeno razionale. Arrendersi non risolve nulla. Non rimane che sperare e tentare di mandare in serpa i meno peggio.
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