L’opinione: Presidente, i “vecchi” ringraziano


L’Aquila ( di Giampaolo Ceci) – Nell’ordinanza n 2 del commissario per il terremoto mi hanno colpito molto le limitazioni per la scelta dei tecnici privati da inserire nella struttura di missione.
Ricordo che la struttura tecnica di missione è quella struttura operativa che dovrebbe essere coordinata dall’Arch.Fontana per la ricostruzione delle città danneggiate dal terremoto.
Non si sa di più sulla sua organizzazione se non che sarà costituita da un massimo di 30 “tecnici”: 15 funzionari pubblici e 15 privati, questi ultimi da scegliere mediante un bando pubblico.
I soli tecnici privati devono essere laureati col massimo dei voti e non aver più di 40 anni. Questo c’è scritto nell’ordinanza.
Mi pare uno strano modo di ragionare. Si definiscono le caratteristiche del contenitore prima del contenuto!
La prima valutazione riguarda il numero: massimo 30. Per fortuna all’originaria definizione tassativa di “trenta tecnici” si è aggiunta la dizione più aleatoria “al massimo trenta”. Resta comunque il fatto che citare nell’ordinanza la definizione quantitativa non era necessaria. Il numero potrebbe essere troppo elevato o insufficiente fintanto che non si saprà cosa debbano fare questi 30 “tecnici”.
Anche la suddivisione tra pubblici e privati è senza motivazione. In attesa che qualcuno ce la spieghi, ritengo che l’introduzione di tecnici privati si renda necessario per sopperire a carenze formative e di mentalità dei tecnici pubblici, quali ad esempio il presidio delle funzioni organizzative e produttive connesse alla ricostruzione di una grande città che di solito esulano dalle competenze dei tecnici di estrazione pubblica e sono appannaggio dei direttori tecnici o i dirigenti di grandi imprese.
Forse si allude anche alle professionalità necessarie per affrontare problemi specialistici quali la logistica o la ricostruzione delle infrastrutture o anche la pianificazione urbanistica, o l’organizzazione dell’assistenza psicologica delle fasce deboli o qualche cosa del genere.
A prescindere dal numero, solo in questo caso si giustificano tecnici “esterni”.
La terza limitazione posta nell’ordinanza sembra però contraddire questa ipotesi.
Infatti, se si vuole ricercare un esperto in tematiche che i dipendenti pubblici non possiedono, allora si dovrebbe dirigere la scelta sulla competenza. Il vincolo selettivo che mi sarei aspettato sarebbe: “che abbiano maturato significative esperienze nelle tematiche stabilite dal commissario straordinario”.
Invece mi trovo nell’ordinanza due limitazioni diverse: “che abbiano meno di 40 anni e abbiano conseguito la laurea col massimo dei voti”.
A prescindere dalla inutilità di porre questi limiti nell’ordinanza (sarebbe stato casomai utile porli nei bandi), mi domando perché queste due caratteristiche marginali per il legislatore sono più importanti delle capacità e delle esperienze?
Il fatto che abbiano meno di 40 anni, non solo è offensivo per i “vecchi”, non anche una limitazione contraria alla legge che stabilisce che il limite di età per partecipare ai concorsi pubblici a 65 anni, ma soprattutto è contraria al buon senso.
Solo raramente vi sono esperti con età inferiore 40 anni. I funzionari pubblici che hanno redatto l’ordinanza e il Dott. Chiodi che la ha firmata non potevano non saperlo!
Evidentemente nella struttura di missione non si vogliono inserire “esperti privati” ma solo” tecnici” privati.
Che dire poi della limitazione ancora più incomprensibile: “che i tecnici si siano laureati col massimo dei voti”?
Come a dire: “il saper studiare significa anche saper fare!”
Se così fosse i laureati col massimo dei voti occuperebbero tutti i posti di comando!
Ci sono invece esempi numerosi di manager senza laurea e laureati col massimo dei voti che sono incapaci di prendere qualsiasi decisione.
Una buona votazione è una condizione utile che dimostra le conoscenze scolastiche e la buona capacità di apprendere non di saper fare che invece richiede anche inventiva e capacità elaborative, poi serve anche la passione e lo studio specialistico che si effettua sul lavoro e non sui libri, i buoni maestri e la fortuna.
Diventare dirigente di azienda richiede molti più sacrifici che prendere una laurea seppure, col massimo dei voti. Questo invece i funzionari che hanno redatto l’ordinanza non possono saperlo.
In questo scenario comincia la ricostruzione affidata a politici Aquilani. Speriamo bene.


14 Febbraio 2010

Categoria : Dai Lettori
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