Sul Consorzio di bonifica Aterno Sagittario
Ofena – Scrive Dino Rossi: “Consorzio bonifica aterno sagittario e salassa i consorziati senza dare i sevizi richiesti?
Dovrebbe migliorare la qualità del suolo agrario allo scopo di ricavare più reddito dalla terra che si coltiva, nel contempo si applica un contributo per le migliorie fatte con i fondi della ex cassa del mezzogiorno, invece per il consorzio in oggetto le cose stanno ben diverse. Nel comprensorio del famigerato consorzio che comprende parecchi comuni a partire dall’Aquila per passare per la valle peligna fino ad arrivare ad Ofena, le cose stanno in maniera diversa. I costi per pagare della bonifica hanno superato ogni limite, basti pensare che nel comprensorio di bagno e Paganica dove l’acqua oltre ad essere razionata è anche inquinata da salmonella, la tassa sulla bonifica arriva a costare 118 euro ettaro su tutta le culture in atto. Non tutte le culture necessitano di essere irrigate, come grano, orzo, ma poco importa al consorzio ogni anno batte cassa, quest’anno con sei mesi in anticipo.
La zona di Ofena e Capestrano il salasso è ancora più forte, per ettaro si arriva fino a 170 euro, anche su terreni incolti da oltre 50 anni. Facciamo due conti per un ettaro di terreno coltivato ad orzo: mediamente un ettaro di terreno coltivato ad orzo produce 45 quintali per 15 euro al quintale, il ricavo è di 675 euro a questo si deve togliere le spese per la lavorazione del terreno, aratura, ricallatura e semina per un costo di euro 0,050 al metro quadrato, per un totale di 500 euro l’ettaro, ma c’è da aggiungere anche la trebbiatura per un costo di 5 euro al quintale prodotto pari a 225 euro.
Quindi, le spese totali per ettaro sono725 euro ettaro senza contare le spese di fertilizzanti, diventato un miraggio peri nostri terreni dovuto ai prezzi inaccessibili. A conti fatti, il contadino o il proprietario terriero per coltivare un campo ad orzo o grano ci rimette 50 euro di tasca propria, a questo si aggiunge la tassa sulla bonifica e diventa
168 euro per gli aquilani e 220 per i contadini della valle del tirino. In sostanza, i contadini e proprietari terrieri si ritrovano a pagare una tassa come se avessero la seconda casa. Ovviamente, a tutto questo non è considerato i danni da fauna selvatica (cinghiali e caprioli) che nessuno ripaga.
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