Mons. O. Antonini e il futuro dell’Aquila: puntare su turismo e cambiamento in meglio


L’Aquila – (F.C.). Con grande passione ed un amore autentico verso L’Aquila e il suo straordinario storico territorio, si e’ fortemente distinto un insigne aquilano, mons. Orlando Antonini, nella proposta e nella visione di futuro. Nunzio apostolico in Zambia e Malawi, poi in Paraguay, infine in Serbia, studioso di architettura religiosa e urbana, alle pregevoli pubblicazioni diventate punto di riferimento per chiunque si occupi di tali discipline, in questi anni non ha fatto mai mancare la sua esortazione, la sua proposta, insomma il suo appassionato contributo scientifico sulle vicende della ricostruzione della citta’ e dei centri colpiti dal sisma. Invocando tuttavia costantemente provvedimenti sul presupposto basilare d’una ricostruzione non “com’era e dov’era” ma del “meglio di com’era”. Insomma una ricostruzione della citta’ che fondasse sul principio irrinunciabile della Bellezza, quale cespite fondamentale per lo sviluppo turistico della citta’ e del territorio, tra i piu’ pregevoli e singolari del Bel Paese. Secondo il presule, che ha rilasciato una intervista al giornalista e scrittore Goffredo Palmerini – il turismo, infatti, nei vari elementi che vi concorrono – arte, architettura, natura, ambiente, paesaggio, storia, enogastronomia, tradizioni e all’Aquila una straordinaria industria di produzione culturale – e’ tra le vocazioni elettive della citta’ capoluogo regionale e del suo hinterland ricco di bellezze, di borghi meravigliosi, d’un ambiente straordinario, di montagne superbe. Una realta’, questa, finora poco valorizzata e che invece va messa a sistema, facendone una delle prelazioni strategiche dello sviluppo e di nuova occupazione, ora che altri settori produttivi sono in crisi o mostrano segni di cedimento. Dunque, un grande progetto d’investimento sul turismo dovrebbe essere punto irrinunciabile d’un serio Programma amministrativo. Con questa intervista mons. Antonini offre annotazioni e spunti che ogni candidato Sindaco puo’ raccogliere e far propri. Monsignor Antonini – e’ l’incipit dell’intervista – nelle sue pubblicazioni ed interviste lei ha costantemente indicato l’industria turistica come il solo volano della ripresa economica dell’Aquila. Orbene, il terremoto e i disastri naturali che in questi ultimi mesi hanno purtroppo flagellato il Centro Italia e l’Abruzzo spingono a chiederle: considera ancora il turismo la soluzione dei nostri problemi nel futuro dell’Aquila e del suo antico territorio? “In effetti – osserva il presule – i terremoti e la neve di quest’anno, aggravati dalle irresponsabili o quantomeno imprudenti dichiarazioni di qualche giornalista ed anche di qualche soggetto pubblico, parrebbero togliere validita’ al turismo quale futuro economico del nostro territorio. Tuttavia, l’esperienza ci dice che i sismi possono durare mesi ed anche alcuni anni ma giungono pur sempre a lunghe, secolari soste. Il fatto e’ che nel nostro Abruzzo montano non esiste altra materia-prima da cui la ripresa possa prendere le mosse e creare nuovi posti di lavoro. Ragion per cui il discorso turistico puo’ e deve essere assolutamente ripreso, anzi potenziato. Che il turismo costituisca la sola chance per la nostra ripresa economica lo conferma autoritativamente anche il noto studio dell’OCSE, del marzo 2012. E non v’e’ bisogno di ricordare quanto tale risorsa abbia costituito per la stessa Italia, ancora negli anni Sessanta/Settanta, una delle maggiori entrate del bilancio statale. Il Piano Strategico del Turismo italiano 2017-2022, appena approvato dal Consiglio dei Ministri, tende a recuperare gli indici di quegli anni”. Cosa suggerirebbe, quindi, ai candidati a Sindaco dell’Aquila, ai partiti e alle liste civiche che entreranno in competizione nelle elezioni comunali aquilane del 2017? “Lancio loro un vibrante appello chiedendo che il turismo sostenibile costituisca non uno dei vari punti dei loro Programmi, come finora e’ stato, ma la scelta strategica attorno a cui far ruotare e da cui far dipendere tutto il resto: ricostruzione, piano regolatore, politiche generali. Un turismo, quindi, da intendere come criterio normativo di base per ogni intervento sull’esistente patrimonio naturalistico ed architettonico-artistico della citta’ e della zona, e di rigoroso adeguamento, al criterio in parola, di ogni successiva pianificazione paesaggistica, insediativo-urbanistica ed infrastrutturale in termini sia di sicurezza sia di bellezza, cubatura, disegno, materiali, colore, ecc. Ricostruire bene e solidamente la citta’ e’ necessario, ma non basta: occorre anche darle un futuro, e il turismo e’ la sola risorsa che in tal senso il territorio offre, fonte di un indotto importante di lavoro e che, trattandosi di ricchezza organica al territorio, non e’ delocalizzabile come lo fu l’Italtel. Inoltre e’ ecologicamente sicuro, il che non e’ poco”. In che si sostanzierebbe – chiede quindi Palmerini – il turismo nel nostro Abruzzo montano, o come e’ da intendersi declinato? “Il trinomio natura-arte-cultura – spiega mons. Antonini – segreto della riuscita dopo che da un centocinquant’anni tramonto’ la materia prima della nostra economia – pastorizia e zafferano – puo’ declinarsi in molteplici aree di sviluppo: il turismo culturale e religioso, per investire nello straordinario patrimonio architettonico-artistico del centro storico cittadino e dei nostri borghi antichi, creando agenzie per visite guidate di monumenti e itinerari per uno, due, tre giorni, nella locale tradizione musicale (auditorium e concerti), cinematografica e teatrale di qualita’, nell’Universita’, nell’artigianato, in eventi unici quali la Perdonanza celestiniana di agosto e i poli devozionali come i santi Corpi di Celestino V e Bernardino da Siena; il turismo naturalistico di montagna, da valere pero’ per tutte le stagioni, non solo invernale (campi di sci e alberghi) ma anche estivo, innervato in una rete infrastrutturale e orientato soprattutto ad utenti che desiderino passare lunghi o brevi periodi nei borghi rivitalizzati, in luoghi di villeggiatura con buon clima, ambiente piacevole, ottimi servizi, trekking, cavallo…; il turismo enogastronomico e via dicendo”. Osservo come lei parli sempre di territorio, la Citta’ la vede solo organica ad esso… “Questo forse perche’ provengo dal Contado. Il piano di ripresa – rileva il presule nell’intervista – non puo’ considerare la sola citta’, giacche’ essa, pur sempre nostro fiore all’occhiello e nostro orgoglio, non potrebbe vivere e prosperare in un entroterra deserto. Il turismo come scelta strategica deve necessariamente essere a raggio territoriale (questa era anche l’originaria conclusione del citato studio OCSE), non valere solo per la Citta’ capoluogo ma anche e primariamente per il suo territorio, anzi per l’intero Abruzzo montano, del quale L’Aquila costituirebbe campione ed apri-pista. E il tutto, collocato in una strategia di offerta integrata ‘mari e monti’ Tirreno-Adriatico, sull’asse Roma-Pescara con L’Aquila quale anello centrale di riferimento. Specificamente per la citta’, si potenzieranno i poli esistenti e/o da creare: quello universitario, quello elettronico e farmaceutico, la pubblica amministrazione, la ricerca, l’alta tecnologia, lo sport”.


16 Marzo 2017

Categoria : Economia
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.