Comune e Castello, misteri post-sisma lunghi otto anni
LA GENTE STANCA E SFIDUCIATA VORREBBE SAPERE COSA Sarà DEL CENTRO STORICO – MA SOPRATTUTTO QUANDO…
L’Aquila – I costruttori snocciolano i dati sulla ricostruzione, dai quali vengono fuori verità per nulla sorprendenti: verità che tutti a L’Aquila conoscono e sulle quali meditano ormai da otto anni. Quelli trascorsi dalla distruzione del centro storico nel 2009. Un centro storico che resta in gran parte scomparso.
Le verità dei costruttori annunciano è una novella per niente lieta: la periferia risorge, orribile più di prima, anzi oggi orrenda per via delle new town. Che furono necessarie, oggi si degradano a suscitano difficili problemi per una politica che non sa pensare oggi, come non seppe farlo nel 2009. Ma allora, almeno, c’era una drammatica emergenza e fu quel che fu.
Il centro, invece, non rinasce. E ce ne vorrà per rivederlo. I costruttori sono capaci di snocciolare motivazioni e spiegazioni (valide soprattutto per loro e per i loro sodali ovunque siano). Noi non volgiamo conoscerle. Sarebbe difficile capirle e soprattutto condividerle.
Noi, da gente semplice e di strada, poniamo una domanda. Brevissima e sintetica.
Tra i tanti palazzi ed edifici storici, prendiamone due molto simbolici. Il Comune (Palazzo Margherita) e il Castelo. Tutti e due aspettano da otto anni. Per il Castello occorrono montagne di soldi, per il Comune una montagna di soldi li ha donati la banca BCC.
Semplicemente, qualcuno ci spieghi perché otto anni e non si sa quanto tempo ancora. Solo questo. Siamo qui, con tanta altra gente, a tentare di capire, e penetrare il grande mistero di un’Italia indecifrabile, beffarda, lontana anni luce dal suo popolo, dai suoi cittadini. Parlino coloro che si accingono a chiedere voti ai cittadini.
Sì, dite solo questo: perché otto anni, per colpa di chi, per quali omissioni, mancanze, sfrontatezze, incapacità , disonestà , brama di lucro o cos’latro.
La risposta, cara gente, già la sapete: muti, gireranno la testa dall’altra parte. E appariranno sui giornali nella lotta da pollaio per le candidature.
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