Ponzano dice addio e scompare
Ponzano – Un intero paese abruzzese sprofonda, scivola e sparisce. Dice addio. Nessuno al mondo può dire al momento cos’altro sucederà e quando l’incubo finirà . Con le frane infatti è sempre così. I geologi dicono che non si può dire nulla. C’è il ricorso ai paroloni come paleofrtana, oppure le ipotesi. Tutto consegue al terremoto? Tutto sollecitato dal maltempo? E cosa si può aspettare? Non occorrono geni o superscienxziati per capire che si può, anzi si deve, aspettare il peggio.
Una frana tanto gigantesca e profonda a non si ferma. Non si risana. Nella zona non si potrà mai più costruire. Bisogna salvare la gente e quel che si può, e aspettare risorse per ricostruire vite e comunità . Altrove.
In Abruzzo le frane sono di casa. Negli anni Trtenta franò dopo un terremoto Salle, e fu ricostruita a valle, dove si trova. Il fascismo non perse tempo.
Più avanti negli anni, frane a Vasto e Ortona, poi a Caramanico, poi in Valle Roveto e altrove, e di recente, frana a Civitella Casanova. Ce ne sono tante altre, lasciamo andare.
Poi ci sono i boati in Valle Peligna e nell’Aquilano, le voragini a Chieti e presso Tagliacozzo. Spettacolari le frane sul versante teramano del Gran Sasso, visibili dall’autostrada.
I boati sarebbero causati da frane di cavità sotterranee, le voragini sono più o meno la stessa cosa in piccolo.
Ce ne sarebbe a sufficienza per adottare misure straordinari e affidare l’Abruzzo a manipoli di geologi e specialisti, che sappiano dirci quanto ci resta o se dobbiamo rassegnarci a franare tutti.
Un’ultima notazione: stando ad alcuni storici, l’antica Histonium (oggi Vasto) sprofondò in Adriatico. Come l’antichissimo porto di Hatria ()Atri).
Leggende millenarie, o semplicemente verità che non sappiamo verificare?
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