Terremoto (2): lo sciame diffuso e febbrile


GLI ESPERTI AVEVANO PARLATO CHIARO, IL TERREMOTO NON SORPRENDE –

L’Aquila – Non si può parlare di previsione, naturalmente, ma di predizione come quasi sempre attendibile. La scossa 3,9 di questa mattina, ipocentro come al solito sugli 11 km nel sottosuolo, epicentro presso Montereale, è la più forte delle ultime settimane nell’intera area a nord dell’Aquila. Ma rientra nello sciame in atto da mesi dopo i grandi eventi di agosto, settembre, e poi nel 2017 anche gennaio. In tutto le scosse sono state centinaia, e ce ne saranno ancora. Gli esperti lo avevano detto molto chiaramente, e alcuni di loro temevano proprio le faglie della zona Montereale- Campotosto.
Qualcuno aveva parlato di possibili eventi anche significativi o forti, e ne è arrivato uno. Potrebbe non essere l’ultimo: bisogna ripeterlo e tutti debbono saperlo.
Così come debbono sapere che gli sciami sismici dopo terremoti importanti e ripetuti, sono del tutto normali, anzi non potrebbero non esserci.
Fa paura l’estendersi dell’attività sismica di faglia in faglia, da Norcia in giù fino a Pizzoli. Con qualche leggera scossa anche più a Sud e sull’altipiano delle Rocche. Un effetto domino sul quale una volta pochi erano d’accordo, forse semplicemente per ignoranza o mancanza di dati e studi. Invece l’effetto domino è una novità e pare evidente nel periodo sismico che interessa in Centro Italia da agosto 2016. Potrebbe anche allungare o ampliare le zone colpite dagli sciami. E’ una ipotesi.
Non ci sono stati nuovi danni né feriti, pare almeno nella tarda mattinata. Ma emergono situazioni di una gravità desolante, come quella di Borbona, paese senza più abitazioni agibili, dice la gente negli appelli lanciati dalla tv. Nel 1703 il paese fu distrutto, ma i Borbone di Napoli lo ricostruirono e da qui deriva il nome di Borbona. Oggi sarebbe una favola pensare a magnati ricostruttori di contrade dirute. Anche perché anche altri centri sono crocifissi al sisma: Campotosto non sta molto meglio. La stessa Montereale sta soffrendo indicibilmente.
Il rischio abbandono e spopolamento è minaccioso e crescente. Ma stavolta riguarda grosse aree dell’Aquilano e del Teramano, per restare solo in Abruzzo.


20 Febbraio 2017

Categoria : Cronaca
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