Terremoto, maltempo, frane: Teramano martoriato e fiaccato

IL 2 MARZO SINDACI DEL TERAMANO A ROMA -

Campli – Ora non ne possono più, i sindaci del Teramano con in testa Brucchi: hanno deciso di marciare su Roma e il 2 marzo lo faranno, per imporre al govberno le loro emergenze ormai drammatiche.Prima il terremoto (che spesso e volentieri si rifà vivo), poi la terrificante bordata del maltempo con metri di neve e adesso le frane. Il Teramano è fiaccato, devastato, in preda spesso alla disperazione. Se c’è il terremoto le case si possono ricostruire, penando e aspettando. I danni del maltempo possono esere risarciti. E’ solo questione di politica e di burocrazia, due catastrofi di per sé, ma talvolta se ne può anche uscire.
Con le frane non c’è nulla da fare. Dove il terreno sprofonda, scivola per chilometri, si apre, produce cupi boati, ribolle di infernali inquietudini geologiche, non rimane che fuggire se ci si riesce. E mai la casa potrà risorgere nel medesimo posto. Meglio portar via interi paesi, rifarli altrove, stravolgere il tessuto economico e sociale ma salvare la gente. Paesi interi rischiano non lo spopolamento ma la sparizione.
Sono almeno 200 finora le persone sgomberate nelle zone di Campli e Civitella del Tronto, frazioni minori orai inanimate, inclinate, storte, spaccate in un agghiacciante paesaggio da incubo. E i movimento continuano, le spaccature solcano la campagna, le strade, i cavalcavia, le mura degli edifici dalle fondamenta slittate di metri. Un pezzo di Abruzzo letteralmente martoriato da una furia naturale biblica, che atterrisce. Cos’altro dovrà accadere?
Con i numeri siamo appena agli inizi: esuli senza casa a centinaia, edifici distrutti o da abbatterea migliaia, rovina economica, aziende spiuantate, strade da rifare con fondi che al momento nessuno ha, tanto men o la Provincia di Teramo che cerca di fronteggiare dove e come può.
La catastrofe dilaga, assume dimensioni da pallore, si estende e non c’è nulla da fare al momento.