Il fallimento afghano è anche nostro
Teramo – (intervento di Ugo Centri) – Sentir parlare di Afghanistan come non se ne sente in giro. Per voce di un inviato speciale: il giornalista Nico Piro. Uno che la “guerra dimenticata” in Afghanistan l’ha vissuta da testimone diretto. Anche per conto della Rai. E che ha raccontato in un libro: “Afghanistan, missione incompiuta”, presentato questa sera, con la consueta bravura, dalla giornalista Pina Manente nel cortile interno della Biblioteca Delfico di Teramo. Sala, tra l’altro, affollatissima, segno che la paura del terremoto va per fortuna scemando.
Dunque una guerra durata 16 anni. Costata milioni di dollari e di euro. Che ha finito per mettere lo strategico paese asiatico in mano ad una masnada di politici locali corrotti e pieni di fondi neri all’estero. Un fallimento in cui in Italia, governi di destra e di sinistra hanno giocato a nascondino, autorizzando (soprattutto i governi di sinistra) vere e proprie operazioni belliche senza dirlo al Paese.
E mentre fiumi di soldi anche italiani si sprecavano senza ottenere nulla in Afghanistan, questi stessi governi tagliavano la sanità in Italia, costringendo – dice Emergency, co-protagonista della serata alla Delfico – ben undici milioni di italiani ad avere difficoltà a curarsi. Non a caso accanto a Nico Piro c’era Roberto Maccarone, infermiere volontario Emergency in Afghanistan.
E si, perché la presentazione del libro di Piro è stata promossa dall’associazione culturale teramana “Detto tra noi” (ci finanziamo solo con la tessera dei nostri soci, hanno osservato) proprio insieme ad Emergency-Teramo. Che in questi giorni, a conferma della sostanziale cancellazione dello stato sociale in Italia, ha dovuto organizzare un “Camper-medico” che gira per Montorio e Frazioni ad offrire assistenza psicologica ad una popolazione provata come non mai dal sisma.
Tornando all’Afghanistan tuttavia, un altro passo dell’informatissimo racconto di Nico Piro, va evidenziato. Vale a dire la storia di questa terra senza accesso al mare, da secoli “cuscinetto” tra imperi. Imperi che, quando hanno cercato di conquistarla, hanno sempre perso: da Alessandro Magno agli inglesi; dai sovietici agli americani. Paese del quale – dice Piro – dovremmo occuparci non per spirito umanitario, ma per puro egoismo. Non solo da lì, infatti, partono flussi migratori importanti, ma soprattutto perché se avessimo capito l’erroro Afghano non ci sarebbe stata la Libia e la Siria.
Ecco dunque come la politica estera ed interna s’intrecciano. Con un denominatore comune: la corruzione. Che è la vera conquistatrice dell’Afghanistan, favorita da una società divisa per clan ed etnie e, in sostanza, priva di uno Stato. Ecco, bel risultato appunto: soldi, vittime civili e militari, nessuna democrazia, guerra e menzogne. Proprio un esito di cui andar fieri. Sarà per questo che non se ne parla? Probabile, ma questa sera, alla Delfico di Teramo, si è fatta una eccezione. Un piccolo spiraglio nel muro di gomma del silenzio.
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