Un dolore senza fine


L’Aquila – (del Dr. Vincenzo Vittorini) Quando ho letto le frasi riportate dai giornali pronunciate da due esseri immondi che definire esseri umani è pazzesco, in me, ma come penso in tutti quelli colpiti profondamente negli affetti più cari dal mostro di quella notte, la ferita che da allora sanguina è diventata una lacerazione enorme che nessuna scusa, nessun pentimento potrà ormai sanare. Da quella notte il cuore della nostra gente è in frantumi. Da quella notte il cuore di noi che abbiamo perso per sempre i nostri cari, le nostre gioie, le nostre vite normali, il nostro futuro, piange, ma con una dignità estrema basata sull’amore eterno per chi non c’è più, basata su una forza estrema per ricominciare a vivere per il futuro dei nostri ragazzi che saranno L’Aquila del futuro; una L’Aquila nuova ricostruita non solo materialmente ma anche da un punto di vista sociale dove il rispetto per l’Altro, che da altre parti è messo sotto i piedi, possa assurgere a nuovo modello che da noi parta per il resto del nostro Paese.
Mi vorrei tanto trovare faccia a faccia con questi “ominicchi”, come diceva il grande Totò, per guardarli fissi negli occhi senza pronunciare alcuna parola, senza inveire, ma con il silenzio e lo sguardo di chi come noi deve resettarsi e che negli occhi porta i segni di una tragedia immensa, inimmaginabile per chi come loro “rideva nel letto” mentre nei nostri letti c’erano vite che si spegnevano, spegnendo il loro e il nostro futuro e lasciando un vuoto incolmabile.
Vorrei dire a questi “non uomini” che i veri valori della vita non sono i soldi, la cupidigia, l’ambizione, la vita sfrenata, ma l’amore di una moglie e di una figlia, il calore e l’amore di una mamma e di una sorellina, il calore di una famiglia che ti fa superare anche le problematiche più grandi. Valori che non hanno prezzo, valori che rimangono nei nostri cuori avendo delle radici profonde e che nessun terremoto, nessuna calamità potrà mai cancellare.
Le ricchezze passano, l’Amore resta.
Noi potremo sempre guardarci allo specchio, penso invece che questi “non uomini” non lo possano fare, ma forse non lo hanno mai fatto.
Il nostro pianto silenzioso dopo aver perso tutto rappresenta anche la nostra identità e la nostra silenziosa ma risoluta voglia di rinascere avendo sempre nel cuore l’AMORE dei nostri cari.


12 Febbraio 2010

Categoria : Dai Lettori
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