Raccomandiamoci a Francesco

Come Cristo se la prese contro mercanti, potenti e chiacchieroni nefasti e crudeli, così il suo vicario ufficiale Francesco ha fatto oggi contro la burocrazia che soffoca e uccide chi è già prostrato a terremoti e metri di neve. Il papa ha tuonato contro i burocrati, chiedendo che non si adoperino che complicare la situazione dalle nostre parti. Ora va fatto un discorso chiaro. Il nostro è un paese malato, distorto, infettato dalla regola suprema: la raccomandazione.
Tutti, meno i ricchissimi, sono costretti a piegarsi. Devi raccomandarti per ogni cosa, sempre, a qualsiasi livello, e spesso devi raccomandarti perché le tue raccomandazioni siano accolte e non usate da abominevoli quacquaracquà per teneri in scacco, per dominarti, per ricattarti.
Bene, eccoci. Ci raccomandiamo al papa. Insista, gridi, si faccia sentire ai piani alti, lui che di solito colloquia con i piani altissimi.
Se questo è il nostro destino, pieghiamoci. Raccomandiamoci. Portiamo il peccato originale di essere nati nei posti sbagliati, e non ne usciamo. Dunque, capo chino. Francesco, dacci una mano se no stavolta non ne veniamo fuori.

PENSIERINO – Il migliore amico dei tempi del liceo era un milanese alto e segaligno, dalle mani fortissime, colto ed esperto in letteratura americana. C insegnò a leggere i grandi autori USA, del tutto ignoti a scuola come nelle librerie. Dopo il diploma, scomparve, si iscrisse all’Orientale di Napoli, scegliendo culture arabe. Mai più visto o sentito. Ripenso ad una sua frase: “Ci incontreremo chi sa quando, sarò seduto ad aspettarti su un ceppo millenario a Samarcanda”.
Meglio ricordare G. com’era. Una tenute Le sue mani erano fortissime.

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