Il sisma: da sfollati, tra sconti e ottusità


L’Aquila – Da sfollati – sia pure lungo la confortevole e accogliente (quasi ovunque) costa abruzzese – si vive stralunati, come storditi da una nuova realtà imposta all’improvviso a migliaia di persone che il mare lo pensavano solo come luogo di vacanze e svago. No, non è così: per tanti ora il mare non è una scelta, è un rifugio da disperati senza casa, senza vestiti, spesso senza soldi e tessere per prelevarli. Burocrazia e ostacoli ne incontrano tutti, benchè vada detto che nei comuni, negli uffici, presso la protezione civile e altrove, la gentilezza e la disponibilità sono di casa. Ma non sempre altrove. L’ottusità degli affaristi della telefonia lascia senza parole. Raccontiamo una cosa per volta.
Commovente (perdonate, siamo diventati ipersensibili e facili alle emozioni) un bar del centro commerciale Val Vibrata che fa sconti del 15% “agli aquilani”. Basta tirar fuori la carta d’identità. “E’ il minimo che possiamo fare” dice la banconiera “speriamo che Berlusconi davvero faccia tutto ciò che dice, del resto è solo suo dovere…”. Dev’essere “antisilvio” politicamente la ragazza, e non lo nasconde. Ma apprezza il Cavaliere in questo momento. In un altro bar presso Teramo, ci guardano in faccia: “Aquilani, vero? Come va?”. Scambiamo due chiacchiere, parliamo di Chiodi. “Bravo, bravo, credetemi…” dice forte la bella signora che lava tazzine.
La Vodafone non si dimostra molto disponibile, invece. Abbiamo bisogno di cambiare l’abbonamento della “pennina” per internet, cioè, per noi, per poter lavorare. Quello che abbiamo è troppo costoso. In tre punti diversi, tre risposte differenti. In sostanza non sanno dirci nulla. Il 190 sarebbe propenso per una risposta positiva. Cerchiamo un punto Vodafone ad Alba Adriatica. Diecimila difficoltà, ma no, non si può cambiare abbonamento, mica è facile, comunque dovete pagare la penale se interrompete quello che avete prima della scadenza. Penale? E di quanto? Bèh, sarebbero 190 euro. Bell’affare: paghiamo 190 euro per risparmiare? Il discorso finisce con una e-mail non si sa a chi, una richiesta quasi penosa, ma risposte non ne arrivano nelle successive 12 ore. “Forse domani” ci dicono. Il personale è imbarazzato, tace ma quasi condivide il nostro stupore. Aspettiamo risposta, vi racconteremo. (G.Col.)


17 Aprile 2009

Categoria : Cronaca
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