Agronomi e Forestali denunciano situazione di gravità nel settore forestale abruzzese
L’Aquila – (F.C.). La Federazione degli Ordini provinciali dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali d’Abruzzo nell’ambito delle proprie competenze denuncia, in un’articolata nota – “la grave situazione del settore forestale abruzzese creata a seguito dell’approvazione della delibera regionale 877 del 27 dicembre 2016 che impedira’ alla maggior parte dei comuni abruzzesi di dare ai propri cittadini la legna per l’uso civico dal 2017 in poi. La delibera approva le ‘misure generali di conservazione per la tutela dei siti della rete natura 2000 della Regione Abruzzo’. il vincolo principale introdotto – spiega la nota – e’ quello che, per poter fare utilizzazioni forestali, tutti i comuni devono avere un piano di assestamento forestale approvato. Attualmente solo un comune su 308 ne e’ in possesso e quindi tutti i restanti comuni non potranno garantire la legna ai propri cittadini e neppure fare cassa attraverso l’uso commercio a causa del blocco definitivo di tutti i cantieri forestali in corso e degli interventi selvicolturali futuri. L’attacco al mondo produttivo montano e ai diritti di uso civico, di legnatico e di pascolamento e’ palese, agevolato anche dalle pastoie burocratiche e tempi lunghi di gestione dei fascicoli presentati. Oltre a questo vi sono altri moltissimi vincoli imposti solo ideologicamente e non secondo studi che dimostrano realmente che le restrizioni imposte salvano veramente le specie animali e vegetali. Inoltre, la fauna attuale e la sua espansione avviene attraverso la convivenza e l’adattamento delle specie con l’uomo e le sue attivita’. Per fare degli esempi: restrizioni sull’utilizzo di zoofarmaci per curare il bestiame, restrizione sull’utilizzo dei fitofarmaci, il divieto di ripulire i fontanili del bestiame senza approvazione dell’ente gestore per salvare i tritoni, il divieto di impiantare specie forestali naturalizzate e esotiche presenti gia’ da secoli in Abruzzo di importantissima rilevanza produttiva, la restrizione sull’utilizzo dei trattori agricoli e forestali in bosco, nei campi e sui pascoli, la messa al bando del ceduo semplice, il divieto di tagliare faggi sopra i 50 cm di diametro e le specie sporadiche minori al di sopra dei 30 cm di diametro, riporteranno la montagna abruzzese indietro nel tempo con i muli in montagna, la non economicita’ dei tagli boschivi scoraggiando ogni progetto futuro e la fine dell’allevamento”. “Siamo stati chiamati a presentare le nostre impressioni e modifiche alla bozza delle misure di conservazione ma – affermano i dottori agronomi e forestali – come per gli altri portatori di interesse, non sono state prese minimamente in considerazione, in contrasto con la concertazione dal basso che impone la direttiva natura 2000 e suoi successivi recepimenti e modifiche. In Abruzzo, invece, la concezione integralista sulla conservazione della natura lavora in senso opposto per cacciare completamente l’uomo dai territori montani e non. Se dobbiamo immaginare il rilancio delle aree interne con l’aratro trainato dai cavalli, il mulo per l’esbosco della legna, le epidemie del bestiame, l’abbandono delle produzioni agricole tutto per difendere la fauna e la flora selvatica siamo fuori strada. La difesa giusta e corretta della fauna e flora selvatica puo’ essere effettuata insieme ad uno sviluppo agro-silvo-pastorale moderno ed economicamente redditizio. Anche il selecontrollo del cinghiale non potra’ essere fatto normalmente. Cosi’ facendo noi perderemo il nostro lavoro, i diritti di secoli sui boschi e pascoli della gente di montagna non saranno piu’ garantiti e purtroppo, come e’ accaduto alcuni anni fa, a causa di provvedimenti e regolamenti imposti, si generarono tensioni sociali tra popolazioni che vivono sul territorio ed Ente gestore. Ci preoccupano quindi le tensioni sociali che questa delibera potrebbe generare. Noi – proseguono – siamo per la protezione della natura ma rispettando le esigenze dell’uomo attraverso la sostenibilita’ delle attivita’. La nostra formazione tecnico-scientifica e l’essere un ente istituzionale non economico puo’ e deve essere di supporto ai processi legislativi della Regione Abruzzo. Questo e’ il motivo per cui abbiamo chiesto alla Regione Abruzzo il ritiro immediato della delibera della giunta regionale 877 del 27 dicembre 2016 e la creazione di un tavolo tecnico di altissima competenza e rappresentativita’ dove non vi siano solo rappresentanti delle associazioni ambientaliste e dei Parchi ma anche rappresentanti dei comuni, di noi tecnici e delle imprese boschive ove discutere e recepire le proposte piu’ volte inoltrate. Inoltre abbiamo chiesto un incontro urgente con l’Assessore ai parchi Donato Di Matteo alla presenza del Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, dell’Assessore Dino Pepe, del Presidente della terza commissione del Consiglio regionale, del Presidente del Comitato di Sorveglianza del Consiglio regionale Mauro Febbo. Questa volta – conclude la nota – la Regione Abruzzo deve ascoltare le istanze di tutti Dottori Agronomi e Dottori Forestali, selvicoltori, ditte forestali, comuni, aziende agricole e zootecniche e operatori turistici al fine di costruire le basi per una convivenza pacifica e positiva di tutti coloro che vivono il territorio e che hanno esigenze diverse a seconda dell’attivita’ che svolgono”.
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