Ricostruzione? Ne ha bisogno la classe politica aquilana
I NUMERI CHE DESCRIVONO IL FALLIMENTO – A TERAMO VIGILINO PERCHE’ NON ACCADA LO STESSO -
L’Aquila – Sono, come diceva Galileo, i numeri a parlare più di ogni altra cosa. Tutto è numero,non occorre altro… I numeri relativi alla tragica vicenda aquilana cominciata nel 2009 dicono in estrema sintesi: 1400 le imprese impegnate nella ricostruzione nel cratere sismico, oltre 9.000 lavoratori. Ma dicono anche che solo una minima parte delle imprese appartengono alla città e al territorio, mentre tra gli operai impegnati sono poco più di 2.000 i locali. Le imprese sono quasi tutte grasndi, gloi assi pigliatutto, giunte da ogni dove, avvezze al subappalto che spesso non viene pagato ai più piccoli ammessi al grande desco.
Molte le inchieste giudiziarie, molto il lavoro in nero o in condizioni di scarsa sicurezza. Licenzia il personale, infine, l’unico cementificio aquilano (Cagnano Amiterno, di recente acquisito da Cementir), è del tutto desaparecido la sottosegretaria De Micheli che fu preposta alla ricostruzione ma, evidentemente, i potentati i locali e i vip dell’area (benedetti dal PD) non digerivano.
I dati dicono, infine, che soffre pesantemente il comparto edilizio locale, e che il commercio relativo a forniture (per miliardi) non è certo locale. Ingrassano alcune grandi imprese e lavorano molto tecnici, ingegneri, architetti e così via.
La ricostruzione, come si vede, è cosa altrui, si libra e passa molto in alto sull’economia locale. Naturalmente il discorso vale dal 2009 in avanti e continua a gonfie vele oggi.
Messi da parte i numeri, vengono le domande, che si possono sintetizzare in una: ma che razza di classe politica abbiamo avuto e abbiamo, a cominciare dal livello locale e avanti con quello regionale e parlamentare. Una classe politica che ha permesso e forse avallato una simile situazione è, più che fallimentare, fallita. E’ tale da augurarsi che scompaia il più presto possibile.
A Teramo – cominciando dal sindaco – badino bene che la loro ricostruzione avvenga diversamente, visto che si comincia a parlare di miliardi necessari per case e cose, nonché persone.
La ricostruzione3 occasione di rinascita e di evoluzione qui non c’è stata, almeno per l’economia locale. Teramo si comporti diversamente, o avverrà la stessa cosa.
In questi giorni circolano natalizi pannicelli caldi per abbagliare la gente: palazzi restaurati (dopo otto anni…), facciate di chiese riscoperte (ma lavori da finire), la Fontana Luminosa illuminata (dopo due anni di lavori…). Si tenta di far dimenticare i numeri. Ma sono scolpiti, non li cancella nessuno.
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