Wwf: L. Di Tizio, chiarezza sulla contaminazione dell’acqua del Gran Sasso


Pescara – (F.C.). “Ora si faccia chiarezza su quello che e’ successo e sul sistema di sicurezza dei Laboratori”. Cosi’ il WWF sulla vicenda della contaminazione dell’acqua del Gran Sasso, captata dalla Ruzzo a scopi idropotabili. “Attendiamo che si facciano i dovuti approfondimenti – afferma Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo – ma intanto non possiamo tacere sulla gestione delle informazioni. Possibile che solo a dicembre si venga a sapere di qualcosa che sarebbe successo a settembre? E’ questa la trasparenza che si vuole dare ai cittadini su un bene prezioso come la acqua? In questo caso non ci sarebbe stata la somministrazione di liquido contaminato, come invece avvenne per alcuni anni in val Pescara a causa dei veleni della discarica di Bussi officine” “Stando alle dichiarazioni dei responsabili del Ruzzo – aggiunge l’ambientalista – la acqua fornita ai cittadini e’ stata sempre potabile. Resta tuttavia la pessima abitudine di non informare tempestivamente i cittadini, che non possono essere trattati come bambini da tenere alla oscuro dei problemi per non preoccuparli. Chiediamo alla Regione – conclude – di adoperarsi perche’ si accerti con puntualita’ che cosa e’ accaduto a settembre e quali sono i reali livelli di sicurezza dei Laboratori”. “A leggere le notizie riportate dalla stampa locale – sottolinea Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia – sembra che si sia tornati indietro di oltre un decennio quando si visse la fase piu’ preoccupante della gestione dei Laboratori di Fisica Nucleare sotto il Gran Sasso. Erano gli anni in cui il Governo nazionale, contro la volonta’ di tutti gli enti locali e della popolazione, voleva realizzare una inutile e dannosa terza galleria a servizio dei Laboratori, le cui attivita’ erano avvolte nel mistero”. “Fu proprio il WWF – ricorda – a rendere noto la elenco delle sostanze presenti nei Laboratori, poste quindi vicinissime alla falda acquifera che rifornisce tre province abruzzesi. E fu sempre il WWF a evidenziare le carenze nella gestione degli esperimenti condotti nei Laboratori attraverso la pubblicazione di documenti e di scambi interni tra i ricercatori. Dapprima fummo accusati di allarmismo, ma poi arrivo’ la incidente con il trimetilbenzene (nella ambito della esperimento diventato famoso come Borexino) del 16 agosto 2002 che evidenzio’ tutta la fragilita’ del sistema di gallerie, laboratori e punti di approvvigionamento di acqua presenti nel Gran Sasso”. “Come e’ noto vi furono denunce, sequestri e procedimenti penali e si avviarono interventi per la messa in sicurezza del sistema. Per anni il WWF ha continuato a chiedere che vi fosse una informazione puntuale di quanto accadeva sotto la montagna, soprattutto in merito alla presenza di determinate sostanze necessarie per gli esperimenti condotti nei Laboratori e la inquinamento dovuto al transito degli autoveicoli nelle gallerie autostradali. E’ stato sempre ripetuto che ormai tutto era sotto controllo e che – conclude – non vi erano piu’ pericoli. Fino alle notizie di ieri”.


17 Dicembre 2016

Categoria : Cronaca
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