Un pensiero sulla cultura a Pescara


Pescara – (di Paola Marchegiani, consigliera comunale) – In un tempo che definisco barbaro e triste, mi piace ricordare l’atmosfera che ho respirato nella mia formazione tra gli anni 50 e 60. Mio padre insieme ad alcuni amici tra cui G. Caporale, nipote e E. Flaiano, faceva parte di uno sparuto gruppo di liberali di sinistra che contestavano tanto la Democrazia Cristiana che il Partito Comunista, ma che soprattutto si riconoscevano nella scelta coraggiosa di un settimanale “Il Mondo” che della cultura libera, indipendente aveva fatto il suo punto di forza. Questo tipo di sguardo critico esisteva con fatica anche nella nostra città. Del giornale di M. Pannunzio una firma in particolare, quella di Antonio Cederna faceva breccia nell’animo, purtroppo, di troppe poche persone; le battaglie ambientaliste per difendere la spiaggia di Francavilla e la guerra persa contro la speculazione edilizia che ha inghiottito il P.R.G. di Piccinato, sono tra i temi che hanno segnato la mia crescita.
E’ per questo che vivo la cultura come vita, libertà e pluralità di pensiero.
Goffredo Parise affermava che “la cultura non è aver letto tanti libri, ma aver lavorato per capire”.
Anche il mio operare è stato ed è tuttora finalizzato a questa continua ricerca personale e civica al servizio di Pescara.
Facendo mie le parole di Alberto Savinio “Ascolto il tuo cuore, città” cerco di non essere sorda ai bisogni della mia comunità.
Pescara è una città aperta al nuovo e al diverso, nata dalla fusione di due comuni dirimpettai sulle sponde di un fiume, il cui greto multietnico rischia oggi di diventare una terra di nessuno senza una visione politica “vicina”, tollerante e partecipativa.
L’arrivo della ferrovia è stato in passato il primo scatto per divenire città, opportunità di vita e di scambio; oggi l’intero Medio Adriatico è escluso dal progetto dell’alta velocità ferroviaria e le risorse sono state impegnate a favore dell’asse tirrenico, mentre i nostri parlamentari dormono tranquillamente sonni profondi.
Grazie alla sua accessibilità “terra marique” Pescara è anche un luogo proteso alla cultura, alla sperimentazione all’innovazione; Melchiorre Delfico la definiva “antico emporio di popoli liberi”.
L’amministrazione di centrosinistra, dal giorno dopo il suo insediamento aveva avviato un dibattito con i cittadini, un ragionamento capace di raccogliere consigli, idee, opportunità; in breve tempo sono risorte dal degrado luoghi magici e identitari come il Circolo Aternino e l’Aurum, il capolavoro di Michelucci, inserito in una unitaria Riserva Dannunziana precedentemente spezzettata. Queste strutture pensate per far crescere la domanda di cultura, per target diversificati (Archivio di Stato, polo espositivo contemporaneo, ecc.) hanno la capacità di attrarre nella nostra città un pubblico vivo e colto proveniente sia dalle aree interne del territorio che dal corridoio Adriatico.
E’ sulla questione del Medio Adriatico e sulle funzioni di Pescara in questa area che l’Amministrazione guidata da Luciano D’Alfonso ha creduto profondamente: non ha dimenticato il pensiero di E. Paratore e di Ernesto Giammarco che già negli anni 60-70 avrebbero desiderato organizzare l’attività delle nuove facoltà universitarie come centro di comunicazione culturale italo-jugoslava. Fondamentale è stato per noi il rapporto intenso costruito con l’Università, un giacimento di risorse sempre troppo poco considerato. Sono stati istituiti: un centro Studi per l’Adriatico, convenzioni internazionali, master, dottorati di ricerca, lauree specialistiche, corsi di slavistica. E’ nata con l’aiuto di Marilena Giammarco una rivista, luogo di incontro e di aggregazione delle forze intellettuali operanti fra le due sponde adriatiche “Quelle due acque che si incontrano e si mescolano senza cancellare il confine si completano a vicenda” C. Magris. Credo che col pensiero di una Nuova Europea Mediterranea la cultura sia lo strumento di costruzione capace di abbattere steccati e barriere, capace di contribuire a cementare il senso di appartenenza ad una identità adriatica con la promozione dello studio, del dialogo, del confronto sulle matrici comuni e sulle differenze. Pescara ha la capacità di diventare la città guida di questa regione. Spero che tutto il lavoro intrapreso dalla nostra Amministrazione possa essere portato avanti anche da questa nuova maggioranza. Se così non fosse, come opposizione costruttiva, continueremo a sostenere l’idea che per costruire un Europa adriatica, con Pescara nel suo ruolo di città guida, la cultura sia lo strumento capace di forzare l’inerzia e i timori della politica.
Altra risorsa importante della città è il Conservatorio “Luisa D’Annunzio”, la più antica istituzione regionale musicale (1922) che da poco ha festeggiato il quarantennale della sua statizzazione, nell’assenza dell’Amministrazione Comunale; eppure in un periodo in cui questa maggioranza di centrodestra scopre G. D’Annunzio (come se prima ci fosse stato il vuoto più totale), trascura e diserta momenti istituzionali così carichi di significato. Gabriele D’Annunzio in una lettera al Sindaco di Pescara così scriveva “La S.V. sa quanto sia profondo il mio amore per la mia città natale per il mio fiume, per la mia spiaggia, per le colline e per quel santo poggio dove mia madre mi attende, ma questo amore oggi trabocca di gratitudine, colmato dalla nuova testimonianza della mia Pescara, verso la memoria di Colei che il popolo chiama benedetta fra le donne. La S.V. voglia esprimere il mio sentimento al nobilissimo Consiglio ed assicurarlo che io darò tutte le nuove forze, all’alta opera. Della S.V. devoto sempre Gabriele D’Annunzio Gardone del Garda Calendimaggio 1922.
Oggi molte sono le domande sulla riforma Gelmini anche sui licei musicali: “Qual è il futuro della musica in Italia?” Perché un teatro a Pescara? Quali i suoi contenuti? Perché in altre città l’attività musicale è considerata una risorsa anche dai pubblici amministratori? Sono questi gli interrogativi su cui sono invitate a dialogare i rappresentanti delle istituzioni sia pubbliche che private.
Per me è vera la frase “La musica aiuta a non sentire il silenzio che c’è fuori”. (Bach).
A conclusione di queste riflessioni un ringraziamento particolare va ad un Amico di mio padre e della città di Pescara, Edoardo Tiboni che con l’energia di una vita ha seminato cultura nelle generazioni della città rendendo vivo e attuale il pensiero di B. Croce, di G. D’Annunzio e E. Flaiano e che con il Mediamuseum ha saputo e voluto porre l’accento sulla “Scrittura e l’Immagine interpretando così il linguaggio più ampio, contemporaneo e popolare delle arti: il cinema consentendo di far abitare a Pescara dopo Torino il secondo museo più importante “d’Italia”.


09 Febbraio 2010

Categoria : Cultura
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