Anche l’Abruzzo ha scelto poltrone e stipendi d’oro, ora teniamoceli per sempre
CHE CATASTROFE IL 64 PER CENTO DI NO…
L’Aquila – Un sonoro, forte 64,4 per cento di NO quasi urlati, ben di più della media nazionale. Un NO livoroso, a denti ringhianti, quasi uno schiaffo agli esponenti del PD che si davano da fare per il SI’. Come se l’Abruzzo ce l’avesse ancora più di altri con Renzi e i suoi fino agli esponenti locali. Le lettere di D’Alfonbso (che a molti non sono neppure arrivate), le festicciole insulse di alcuni politici qua e là : tutto è servito solo a peggiorare la catastrofe renziana. Un risultato davvero sorprendente che, come al solito, nessun esperto o ciarlatano vestito da esperto aveva neppure lontanamente previsto.
L’Abruzzo ha scelto omologandosi a quasi tutte le altre regioni di tenersi poltrone, stipendi d’oro ai politici, senatori non sempre utilissimi alla collettività , regole politiche e burocrazia che Renzi voleva superare. L’Abruzzo ha preferito metterla in politica, come tanti altri luoghi in Italia, e abbattere il fiorentino prima di tutto. Pare questa la logica della risposta popolare anche dalle nostre parti.
Suona come uno schiaffo al PD e ai suoi alti esponenti locali (che detengono e gestiscono da Pescara tutto il potere) l’esito del voto. Qui tutto è PD, dai sindaci delle città maggiori (con la qualità della vita peggiore…) al sottopotere, alle organizzazioni, ai cda, alle sedi periferiche del mondo decisionale. Il PD diceva votate sì, la gente ha votato no.
Ma c’è di pi+, dalle nostre parti: fra pochi mesi si vota per i sindaci di centri importanti, a cominciare da L’Aquila, dove la politica balbetta, esita, tremola, nasdconde la testa in deboli carapaci. Lo ha fatto sicuramente in attesa dell’esisto del referendum. Ora la batosta inequivocabile non rende le cose più facili. Ci vorrà coraggio per candidarsi sindaco con il PD e i suoi sodali, e notoriamente il coraggio i politici non lo hanno. Preferiscono il tornaconto.
Il sindaco uscente di Avezzano, Di Pangrazio, saggiamente, ha detto nei giorni scorsi che si ricandida, ma si tiene lontano da partiti e insegne politiche. Liste civiche, non importa l’area. Lui può farlo, perché è una figura forte, ha popolarità e una capillare penetrazione tra la gente. A L’Aquila personaggi simili non ce ne sono. Neppure i grillin i ne hanno, altrimenti potrebbero essere sicuri di vincere.
Evidente che la situazione, dunque, il referendum da noi l’ha resa più complicata.
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