A Claudio Magris il meritatissimo Premio “Socrates Parresiastes 2015”


di Liliana Biondi*

L’Aquila – “Pensa la verità / ragiona con sapienza / dice il vero autorevolmente / parla con saggezza, franchezza e coraggio / agisce secondo verità”: i requisiti che il Premio Socrates Parresiastes, istituito dall’Associazione Culturale “Confraternita Aquilana dei ‘devoti’ di San’Agnese”, richiede, sembrano cuciti addosso a Claudio Magris, vincitore dell’edizione 2015.

Insigne germanista (una pietra miliare è la sua tesi di laurea, Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna, Einaudi, 1963), Claudio Magris è eccellente studioso della letteratura mitteleuropea, critico, saggista e scrittore di talento, giornalista del “Corriere della Sera” che egli reputa «una fondamentale scuola della sua vita». Pluripremiato (ne ricordo solo pochissimi: “Bagutta” 1986, “Strega” 1997, “Premio Principe delle Asturie” 2004), solo nel 2016, è stato, fra l’altro, vincitore del prestigioso “Premio Kafka”, e qualche giorno fa il Re di Spagna in persona, Filippo VI, gli ha consegnato, a Madrid, il “Premio Giornalistico Francisco Cerecedo” per lo «spirito europeista a difesa dello spazio comune europeo e delle libertà democratiche»; numerose sono, inoltre, le onorificenze italiane e straniere ricevute. Ma Magris è stato, anzi è Professore per eccellenza e di eccellenza, come si evince da Quisquilie. Claudio Magris raccontato dai suoi studenti (Menocchio, 2016), il testo, recentissimo, uscito in suo onore e di imminente presentazione a Trieste, in cui 23 suoi illustri allievi delle università di Torino e di Trieste lo ricordano nei lunghi anni di insegnamento universitario, dal 1965 (aveva 26 anni) a oltre gli anni della pensione, e ne tracciano un ritratto vivo di alto spessore culturale, intellettuale ed umano: «un grande Professore che non si è mai risparmiato, che ha saputo insegnare tanto a chi lo ha seguito e accompagnato come studente e come collaboratore nella sua pluridecennale carriera universitaria» (Quisquilie, p.10).

Autore, dal 1963, di circa quaranta volumi tra saggi, romanzi e testi teatrali, mai prima di Magris, uno scrittore vivente era entrato con un suo brano agli esami di stato delle scuole superiori, come avviene nel 2013 con un passo tratto dalla Prefazione del suo L’infinito viaggiare (2005). Ed è in corso di stampa il secondo volume delle sue Opere nella prestigiosa collana “I Meridiani” della Mondadori, riservata ai grandi autori delle letteratura italiana e straniera.
Fra i massimi intellettuali del nostro tempo, per me il migliore in assoluto, le opere di Magris, tradotte in numerose lingue, che siano romanzi o saggi o articoli, oltre che illimitate conoscenze, stillano ampia cultura, senso della misura e grande solidarietà verso ogni creatura nella Natura (vedi Microcosmi). Pur mostrando le negatività del vivere, Magris, nei suoi testi, non dimentica mai di essere educatore, facendo appello a quei valori di dignità e di coraggio che rendono l’essere umano libero e grande anche nella sconfitta: «Se dovessi salvare uno soltanto, uno scritto fra tutti i testi di sempre, o magari solo una parte, allora salverei l’Antigone di Sofocle. La parte delle leggi non scritte! Ecco, farei viaggiare nello spazio su uno shuttle quel pezzo lì»(Quisquilie, p..102), confessa ad un suo allievo, e chissà, forse parlando di spazio, pensava a Odissea nello spazio, il capolavoro di Kubrick, uno dei suoi registi preferiti, insieme a Buñuel: questo per dire anche con quale velocità viaggiano le sue analogie mentali, supportate, tra l’altro, dalla dote naturale di una ferrea memoria.

Triestino di nascita, uomo di “frontiera” plurietnica e pluriculturale, Magris è in realtà un uomo senza confini: autentico comparatista, amante del viaggio reale e metaforico (Danubio,1986), le sue conoscenze non hanno sbarramenti di tempo, di spazio e tanto meno di contenuti; ampio e ricco è il suo vocabolario, profondo e mai univoco il suo pensiero; la letteratura non è mai da lui considerata separata dalla vita; e come intellettuale, lo interessano in pari misura le tematiche che riguardano l’esistenza dell’uomo, dei popoli e della natura. Le sue riflessioni più recenti, oltre a quelle letterarie, riguardano i temi dell’aborto, dell’adozione omosessuale e del bambino, che è il primo in assoluto in ordine dei diritti; dell’immigrazione, delle leggi razziali, delle guerre praticate e non dichiarate, del destino dell’Europa e degli imminenti pericoli. Basta scorrere i suoi numerosi volumi per comprendere quanto intensi ed estesi siano i suoi interessi e la sua cultura e quanto forte sia, da autentico Maestro, la premura morale nei confronti del lettore.

Claudio Magris è anche un acuto scopritore di talenti: mi piace qui ricordare che il vincitore della recente XX edizione del Premio Internazionale Ignazio Silone istituito dalla Regione Abruzzo, lo scrittore sloveno mitteleuropeo Drago Jančar, ricevuto qualche mese fa dal Presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Di Pangrazio nella medesima sede Regionale dell’Emiciclo che oggi onora Claudio Magris, ha avuto a battesimo per il suo onorevole ingresso in Italia proprio uno splendido saggio di Claudio Magris, confluito poi come prefazione nel suo romanzo Aurora Boreale (Bompiani, 2008). Entrambi si avvalgono, infine, per le traduzioni italiana e slovena, della collaborazione con la triestina Veronika Brecelj, già valente allieva dello stesso Magris, e presente con Jančar in Regione Abruzzo, come traduttrice del suo romanzo Stanotte l’ho vista (Comunicarte, 2015).
Sinceramente, non posso che rallegrarmi di vero cuore con gli onorevoli membri del Premio per la scelta di un Autore quale è Claudio Magris, le cui opere dovrebbero essere pane quotidiano in ogni scuola, e al quale spero prima o poi possa andare il massimo riconoscimento del Nobel.

* Già docente di Critica letteraria all’Università degli Studi dell’Aquila


01 Dicembre 2016

Categoria : Cultura
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