AEROPORTO, SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO…

DIECI ANNI GETTATI VIA PER RIPROPORRE LA SCELTA… DELLA PROTEZIONE CIVILE –

L’Aquila – Anno del Signore 2006, spunta l’dea di fare dello scalo aereo dell’Aquila (detto in seguito Aeroporto dei Parchi) una infrastruttura per la protezione civile. Anni successivi, fioriscono idee ambiziose che guardano con prosopopea ad un aeroporto commerciale per voli di linea. Sogni di gloria piuttosto smodati, un po’ come l’idea della metropolitana di superficie. Forse solo trampolini di lancio per politici in ascesa.
Sta di fatto che se non fosse arrivato il sisma del 2009, con il G8 inventato da Berlusconi e tutti gli interventi (anche stradali) conseguenti, dell’aeroporto non ci sarebbe ancora nulla, se non capanne precarie, piccoli aerei e volo a verla sporadico quanto ardimentoso. Ci volle l il G8, pensate, per ottenere la strada di accesso, altrimenti sarebbe rimasto solo il sentiero tra i rovi che c’era sempre stato… L’Aquila negli anni aveva guardato lontano con ambizione smisurata, ma non vedeva la punta delle proprie scarpe.
Arriva l’anno del Signore 20126 e vengono ancora una volta sciorinate come biancheria da asciugare al Sole idee grandiose per lo scalo aereo che per ora è fermo e morto, con un formidabile proposito: quale? Farne una base della protezione civile.
Addio sogni di gloria, voli per Milano o Vattelappesca, addio grandeur all’aquilana, spari da fine fuochi pirotecnici. Solo una grande idea che ha… dieci anni da vita. Si sarebbero risparmiati dieci anni e montagne di quattrini (quelli che ci vorranno) per fare ciò che si era suggerito di fare quando si stava peggio, ma… si stava anche meglio. Prima ancora Corrado Ruggeri aveva fatto funzionare l’aeroporto per quello che poteva essere. Tempi in cui L’Aquila, piccolo e modesto, un aeroporto lo aveva. E a Milano, quei pochi che ci andavano, si recavano o da Roma o da Pescara.

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