La farsa ipocrita degli scrutatori
Come in tante altre cose, il paese Italia ama concedersi come una vergine vogliosa ma ritrosa alle farse, alle diatribe a voce alta, alle passerelle dell’ipocrisia. Lo fanno tutti e lo fanno sempre, ora è il momento degli scrutatori. Solite chiacchiere, solite pantomime. Ognuno si erge a tutore della limpidezza, ognuno spera che non cambi nulla. Da sempre la scelta degli scrutatori è stato affare clientelare o nepotista. Una volta erano i cancellieri a decidere, e vedevi moglie e marito sempre nello stesso seggio, naturalmente il più redditizio a debita distanza per guadagnare di più.
Un luogo civile avrebbe tagliato corto da anni: si compilano elenchi di idonei in ogni città e si estrae a sorte. Ben per tempo e con tutta la chiarezza possibile. Ma sarebbe troppo pulito, troppo semplice, troppo poco italiano. E crollerebbe un mondo di complicità , favori e favorini, piccole clientele, piccole ma limacciose ingiustizie. Siamo fatti così. Sguazziamo nella fanghiglia e ci piace restarci, perché siamo sporchetti e corrottini dentro. Soprattutto quando strepitiamo a voce stentorea. E non ci accorgiamo che alle pagliacciate, ormai, non crede più neppure il più allocco.
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