Un po’ meno cassa, ma la crisi prosegue


Pescara -(di Roberto Campo, Uil Abruzzo) – Il 2010 comincia con un po’ meno cassa integrazione rispetto alla fine del 2009, ma non tanta in meno da rappresentare una svolta, prevale una sostanziale continuità. A livello nazionale, gennaio 2010 su dicembre 2009 fa registrare un -16,9%, ma un +186,6% sullo scorso gennaio 2009. L’Abruzzo va un po’ meglio del dato nazionale (-24,1 gennaio 2010 su dicembre 2009; -14,6 rispetto a gennaio 2009), ma i dati dell’Abruzzo sono stati così elevati per tutto il 2009 da sconsigliare affrettati ottimismi.La media abruzzese è il risultato di realtà fortemente divaricate, con Teramo che vede la quantità della cassa di gennaio superare del 72,5% quella di dicembre 2009 e del 51,2%          quella dello scorso gennaio. L’Aquila segna -50,4% a gennaio 2010 su gennaio 2009, ma il terremoto rende poco significativo il confronto.L’INPS accorpa le ore di cassa integrazione straordinaria con quelle della cassa in deroga, senza fornire per quest’ultima i dati territoriali: una scelta che falsa la lettura della situazione attuale e i confronti con le serie storiche precedenti.A livello nazionale, è necessario pensare ad un aumento del sussidio mensile della cassa integrazione, per non deprimere ulteriormente i consumi e, di conseguenza, le prospettive dell’economia. Bisogna, inoltre, fare politiche attive del lavoro per i lavoratori colpiti dalla crisi, soprattutto la formazione, e non limitarsi alla cassa integrazione pur fondamentale.A livello regionale, istituire un punto di riferimento un punto di riferimento per le crisi aziendali e settoriali, impegnando gli Assessorati alle Attività Produttive e al Lavoro, in raccordo con la Task-Force, per evitare che il protrarsi della crisi economica provochi una fase di ristrutturazioni con distruzione di posti di lavoro e un procedere in ordine sparso sotto la pressione della paura del futuro, senza rapporto con scelte razionali di politica industriale. Bisogna inoltre definire politiche per i territori in crisi strutturale: Valle Peligna, Val Pescara, Val Vibrata, oltre che il cratere sismico.Bisogna, inoltre, far partire gli investimenti: far sbloccare dal CIPE il FAS; spendere i Fondi Strutturali; definire la prima tranche del Master Plan.


09 Febbraio 2010

Categoria : Economia
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