Macerie, ritardi e chiese: risorge solo Collemaggio
MA E’ L’ENI A RTENDERE POSSIBILE LA SUA RICOSTRUZIONE –
L’Aquila – Spesso sono le situazioni più macroscopiche e inspiegabili a rimanere più di tante altre nell’ombra. Nessuno si chiede dove siano finiti progetti tanto faraonici, quanto ambiziosi (il gigantesco complesso da 50 milioni tra prefettura e vecchia provincia, sognato dal presidente Del Corvo). Nessuno si domanda perché i lavori al castello siano tanto lunghi e costosi. O perché grandi progetti di viabilità , davvero essenziali come quello all’Amiternum, siano fermi da anni. Senza spiegazioni o passerelle di politici-pavoni. Sono solo alcuni esempi.
Allo stesso modo, sfugge al comune cittadino il motivo di una situazione francamente patologica. Questa.
Nella città dell 99 chiese, molte monumentali e storiche, nessuna grande chiesa è in ricostruzione. Tranne le Anime Sante, ma con i soldi dei francesi. Solo Collemaggio sta risorgendo davvero, ma grazie alla lungimirante generosità dell’ENI.
Si potrebbe fare il paragone con Palazzo Margherita, che alla fine, dopo anni e anni, rinasce… grazie alla banca BCC. E viene anche propinato come una festa, come un cantiere-miracol.
Per le chiese, evidenze allucinanti. Il Duomo è in polvere come la vicina Curia. In rovina Santa Maria Paganica. Da anni fermo il progetto per San Marco, che ora minaccia di ri-crollare e ha bisogno di puntelli. Altri soldi, altro tempo. E altri farfuglianti spiegazioni sul perché dei ritardi. Sui retroscena, sui contrasti tra Comune e Curia,,, Chi sa quali imbarazzanti verità sono sepolte tra le macerie di quelle chiese. Quali appetiti non soddisfatti.
Meno male che San Bernardino è salva. Il santo senese avrà elargito a suo tempo miracolo, come del resto Celestino V. Sta di fatto che senza miracoli e senza soldi regalati, le macerie restano macerie.
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