Radio Maria e Giobbe
Diciamo che padre Giovanni Cavalcoli, di Radio Maria, dicendo che “Questi disastri sono conseguenza del peccato originale, si possono considerare come un castigo divino”, teoria sentita anche in alcune messe del 2009 a L’Aquila, oltre ad aprire uno scenario sconcertante per tutti quelli che non rientrano nei canoni di una normalità di maggioranza definita dall’uomo in un certo periodo storico, come possono essere i malati di tumore, gli handicappati, i froci, le lesbiche, i violentati, gli assassinati, le vittime di incidenti stradali, i neri, i gialli, gli ebrei, gli zingari, o anche i poveri, e tanti altre diversità dono di Dio in terra, pone a carico di se stesso un atto di infedeltà in quanto tutti i sofferenti a causa di proprie colpe pagano secondo la sua teoria, come si fa al mercato, una prestazione originaria nonostante siano fatti a somiglianza di Dio da Dio stesso e quindi la responsabilità del male risalirebbe sempre a chi avrebbe creato l’uomo capace di male e cioè Dio.
A meno che non si voglia sostenere la tesi che Dio si possa divertire allo spettacolo degli uomini diversi da un certo modello di normalità , tesi insostenibile per chi crede ed ha fede.
Dio è amore e la fede non può essere ricondotta entro le linee comprensibili del contenzioso giudiziario con un’attribuzione di senso al dolore stesso. Non basta un piccolo pentimento di Giobbe, con un’ammissione di una colpa magari involontaria, perchè la punizione inflitta attraverso il dolore cessi. Per chi ha fede, il dolore di Giobbe, quel suo dolore e forse ogni dolore, non hanno ragione, ne regola ne senso. Nulla lega la pena alla colpa e la sofferenza alla giustizia ma forse, sempre per chi ha fede, è il contrario e la “sofferenza del giusto” è la cifra della presenza di Dio nel mondo se è quella che chi non ha fede va continuamente cercando per colmare le sue insicurezze.
“Dio non è un uomo come me a cui poter dire : “Presentiamoci alla pari in giudizio” ” Giobbe 9,33
Non c'è ancora nessun commento.