Iniziativa legislativa per sostenere attività di ricerca INGV in Abruzzo
L’Aquila – In vista della conclusione delle attività che coinvolgono l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) legate al “Progetto Abruzzo”, nato nelle settimane successive al terremoto del 2009, ed in assenza di nuove risorse finanziare nazionali capaci di sostenere le nuove esigenze di approfondimento scientifico, l’unica sede abruzzese di questo Ente di ricerca rischia di scomparire dalla nostra Regione. Una problematica che in più occasioni ho avuto modo di segnalare al Consiglio regionale, a partire dalla seduta di approvazione di Bilancio del 31 dicembre 2015.
I terremoti, purtroppo, sono dei fenomeni naturali con i quali dobbiamo imparare a convivere, ma la sfida per chi ricopre un ruolo Istituzionale in un territorio estremamente fragile dal punto di vista sismico, come il nostro, è quella di investire maggiormente in ricerca e sviluppo per l’individuazione di efficaci sistemi di prevenzione.
Per tali motivi, nella mattinata di ieri, ho depositato in Consiglio regionale un progetto di Legge per sostenere e potenziare l’attività di ricerca tecnico-scientifica espletata dall’INGV presso la sede distaccata di L’Aquila, finalizzata alla mitigazione del rischio sismico nel territorio regionale abruzzese, attraverso l’esecuzione di un progetto appositamente finanziato dalla Regione.
Sono certo che tutto il Consiglio regionale sosterrà con convinzione questa iniziativa legislativa, perché in più occasioni ho rilevato la sensibilità anche dell’opposizione su temi così importanti.
(Ndv) – Viviamo in un passe in cui un cantoniere si accorge che un viadotto sta per crollare, dà l’allarme, ma Anas e Provincia non alzano un dito, per conflitti burocratici sulle competenze. Insomma si litiga per decidere chi debba salvare la gente. E n4essuno ferma il tir con carico speciale diretto verso quel ponte. C’è solo da rabbrividire.
Essenziale, quindi, che burocrazia e politica nostrane si diano una mossa per tenere l’INGV in Abruzzo. Ammesso che qualcuno a Roma, o a L’Aquila e Pescara (sedi dei palazzi del potere abruzzese) ci si sdia accorto di quel che sta accadendo nel sottosuolo dell’Italia centrale.
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