Flaviano Di Donato, giuliese in divisa USA
di Walter De Berardinis -
Dopo oltre 100 anni dallo scoppio della prima guerra mondiale (1914-1918) e mentre conducevo le ricerche sui caduti giuliesi (ad oggi 122 nominativi censiti) poi pubblicati a corredo della ristampa del libro del giornalista giuliese Francesco Manocchia “Quando c’era la guerra” (Artemia edizioni di Mosciano Sant’Angelo), ho avuto modo di approfondire la vicenda del caduto Flaviano Di Donato che, oltre ad non avere un proprio foglio matricolare, compariva solo sulle liste di leva del Comune di Giulianova, nell’elenco marmorizzato posizionato sulla facciata del duomo di San Flaviano e nel famoso Albo d’Oro dei caduti della 1a guerra mondiale come soldato nel corpo di spedizione americano. Flaviano Di Donato nacque a Giulianova il 13 febbraio 1892, alle ore 21.15, in una casa in via per Mosciano (località Colledoro), figlio di Domenico (1861- 1933), bracciante e Pasqua Ottavianelli (1861-1944) anche lei bracciante (poi nella sentenza del Tribunale di Teramo 26 ottobre 1915 e con la rettifica in Comune del 30 ottobre 1915, cambierà in Anna Ottaviani/o). Nel 1888 nacque Biagio, Splendora (1890-1979), Francesco (1894-1969), Amalia (1895, che sposerà Nicola Borghese il 6 febbraio 1919), nel 1901 Rosaria, Alessandro (1904-1973), Addolorata (1899-1918, morta per la spagnola a 18 anni), Loreta 1907 e Maria di cui non è stato possibile reperire la data esatta di nascita; il giovane Flaviano con i fratelli e le sorelle aiutava la famiglia nei campi.
Il 16 aprile 1912, a seguito della segnalazione nella lista leva della classe 1892, veniva sottoposto a visita medica presso il distretto militare di Teramo. I medici militari, che trascrissero erroneamente la sua nascita nel mese di aprile, lo descrissero come piccolo di statura (151 cm e torace 0.81), capelli lisci e castani, naso aquilino e storto, mento piccolo, occhi castani, colorito pallido, dentatura sana, segni particolari piccole cicatrici sulla fronte e analfabeta. A ragione della sua bassa statura fu riformato. Nel settembre del 1913, insieme ad altri suoi amici giuliesi, decise di espatriare per tentare la fortuna in Nord America; partì alla volta di Napoli per imbarcarsi tra i 2.354 passeggeri (300 in prima e seconda classe e circa 2000 in terza), sulla nave Prinzess Irene della società tedesca North German Lloyd società/Sud-deutscher Lloyd degli armatori fratelli Leupold di Genova. Il suo numero passeggeri sarà il 100752050148, settore 243 e cuccetta 28. Il 25 settembre 1913 sbarcò ad Ellis Island, nella baia di New York.
Una triste vicenda coinvolse il fratello maggiore Biagio che il 21 maggio 1915 partì, dalla sede di pace di Ascoli Piceno, per il fronte arruolato nel 17° fanteria della brigata Acqui. Il 7 giugno la brigata era sul fiume Isonzo sul ponte di Pieris per arrivare a Turriaco. All’altezza dell’altopiano carsico iniziarono i combattimenti (25 maggio-26 giugno) che portarono alla conquista del paese di San Pietro d’Isonzo, con un bilancio di 400 soldati tra feriti e morti. Successivamente il 17° partecipò alla conquista di Cave di Selz e Vermegliano; durante la seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto), Biagio venne ferito alla coscia destra e riportò anche la rottura del femore. Ricoverato a villa Prister, località San Egidio, nell’ospedaletto da campo del VII corpo d’armata n. 93, morì il 25 luglio 1915 a soli 27 anni; fu il cappellano militare don Vincenzo Calcagni, della diocesi di Ripatransone, a dare l’estrema sepoltura nel cimitero degli Eroi di Aquileia a ridosso della famosa basilica di Santa Maria Assunta. Intanto a Teramo Flaviano, il 3 agosto 1915, fu nuovamente chiamato a visita medica e risultò renitente alla leva perché all’estero; richiamato per la seduta straordinaria del 29 giugno 1916 fu segnalato al tribunale militare di Ancona per non essersi presentato a visita di leva.
A New York, il nostro concittadino Flaviano aveva una stanza in un angusta casa a due passi dal fiume Harlem, nell’omonimo quartiere di Manhattan. In vista dell’entrata in guerra, nel maggio 1917, il Congresso americano varò la legge Selective Service/Draft act con lo scopo di arruolare coattamente tutti i maschi dai 18 ai 45 anni d’età, tramite un’apposita e rigida selezione. Non sappiamo se Di Donato fu costretto o si presentò volontariamente beneficiando del fatto che era stata promessa la regolarizzazione agli emigranti che si fossero presentati spontaneamente presso gli uffici governativi sparsi per la nazione. Non sappiamo neanche cosa gli impedì il ritorno in patria come avvenne per tantissimi italiani richiamati anche da oltre oceano ad arruolarsi nell’esercito italiano; furono forse motivi economici o forse contribuì donando derrate alimentari per i suoi connazionali al fronte come chiedeva un manifesto dell’epoca con il volto del re d’Italia affisso in tutti gli uffici, luoghi di lavoro e circoli ricreativi degli italiani all’estero: “l’Italia ha bisogno di carne, frumento, grasso e zucchero. Mangiate poco di questo cibo perché deve andare al nostro popolo, e le truppe d’Italia. Firmato Amministrazione dei cibi Stati Uniti”.
Probabilmente il suo nome comparve nel famoso poster-propaganda dal titolo 2285 New Yorkers volunteered in one week-Is your name on this list? che invitava gli emigranti ad andare a combattere per gli USA o su quello dal titolo Americans all! Victory Liberty Loan con i nomi di altri italiani. Alla fine Flaviano Di Donato si registrò all’ufficio locale di reclutamento il 28 aprile 1918, dichiarando come domicilio il numero 172 alla 3a Avenue di New York e come indirizzo di riserva, in caso di decesso, il civico 3939 della 172a Est Avenue dove viveva Nicola Merola, sua carissima amica di origini inglesi probabile per via del nome anglosassone al femminile. Il 15 maggio 1917, Flaviano Di Donato, viene inquadrato nel 58° reggimento fanteria degli Stati Uniti D’America con la matricola 2791726/7 (58th Infantry Regiment US Army) a Gettysburg in Pennsylvania nella quarta divisione di fanteria.
Nell’aprile 1918 terminò la fase di addestramento a Camp Greene, nella Carolina del Nord. Sotto la guida del generale americano John Joseph Pershing (chiamato Black Jack, Laclede, 13 settembre 1860-Washington, 15 luglio 1948) e con le Forze di Spedizione Americana (L’American Expeditionary Forces-AEF), contingente militare dell’esercito degli Stati Uniti d’America a sostegno delle forze della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) dopo la dichiarazione di guerra statunitense all’Impero tedesco il 6 aprile 1917, Di Donato partecipò alla 1a guerra mondiale. Nel maggio 1918 il reggimento si trasferì in Inghilterra con la RMS Moldavia, piroscafo passeggeri trasformato in incrociatore mercantile armato che fu affondato il 23 maggio dello stesso anno nel canale della Manica dal sottomarino tedesco SM UB-57. Successivamente il contingente, attraversato il canale della Manica, sbarcò a Calais in Francia, era il 9 giugno 1918. Unitosi con il suo reggimento alla 164a divisione di fanteria francese partecipò alla controffensiva di Aisne-Marne dal 18 luglio al 6 agosto 1918. Poi partecipò alla battaglia di Saint-Mihiel tra il 12 e il 19 settembre per sfondare le linee tedesche ed arrivare a Metz; questa fu la prima battaglia i cui gli americani operarono in autonomia senza il coinvolgimento diretto dei francesi. La battaglia finale che portò alla resa dei tedeschi fu quella della Mosa-Argonne dal 26 settembre all’11 novembre 1918 e nota come la battaglia della Foresta delle Argonne lungo tutto il fronte occidentale. Il bilancio fu pesantissimo e tra i 26.277 morti perse la vita anche il giuliese Flaviano Di Donato, morto il 7 ottobre 1918 nel pieno della seconda fase (4-28 ottobre) della battaglia. La battaglia della Foresta delle Argonne è stata ben rappresentata nel film Il battaglione perduto diretto da Russell Mulcahy e interpretato da Rick Schroder e Phil Mckee uscito nelle sale nel 2001. Successivamente alla sua morte, il suo battaglione di fanteria sfondò le difese tedesche (Linea Hindenburg) conclusasi con la Battaglia di Montfaucon in cui il suo Reggimento occupò le città di Moselkern e Coblenza, nella regione della Renania in Germania. Flaviano Di Donato fu colpito sul mento da una mitragliatrice tedesca e, ferito, non fu in grado di raggiungere un luogo sicuro per essere soccorso; fu sepolto temporaneamente nel cimitero di Fays che oggi è un comune francese di 252 abitanti situato nel dipartimento dei Vosgi nella regione della Lorena. La prima sepoltura ufficiale fu a Brieulles-sur-Meuse, comune nel Mosa, sempre nella Lorena, nel nord-est francese, con il nome di Floriano Didinato (matricola 2791726, tomba n. 2 fila A3). Brieulles-sur-Meuse oggi è un cimitero nazionale francese, sistemato nel 1920, contiene un gran numero di tombe francesi e alleate. Successivamente la salma fu spostata nel cimitero americano Romagne-sous-Montfaucon, comune francese del dipartimento Mosa-Lorena (area 97, fila 68/2, tomba 1232), questa volta con il nome di Florianno DiDonato. Romagne-sous-Montfaucon è il cimitero militare americano più grande d’Europa (superficie di 52 ettari) e vi riposano i resti di 14.246 soldati. Le difficoltà che i familiari di Flaviano Di Donato dovettero superare per individuare la sepoltura non furono poche: diverse furono le trascrizioni del nome, dallo sbarco negli USA all’arruolamento; dall’approdo in Inghilterra passando per la Francia ed infine la riesumazione del corpo con diversi nominativi: Floriano Di’ Donato; Florianno DiDonato; Floriano DiDinato. Il 18 giugno 1920, nel tardo pomeriggio, il papà Domenico si recò presso l’ufficio di stato civile di Giulianova e consegnò la lettera inviata dal governo americano al ministero della guerra italiano dove venne comunicato la morte ufficiale del giovane giuliese, l’iter per la comunicazione in Italia era iniziata già il 17 marzo ma solo il 5 giugno il ministero della Guerra disponeva delle traduzioni. Il 12 novembre 1921 avvenne la comunicazione ufficiale della morte di Flaviano al padre Domenico alla presenza dell’allora sindaco Giuseppe De Bartolomei e del responsabile dello stato civile Giacinto Testoni. Il 31 agosto 1922 il capo scorta, Joseph Peters, del convoglio americano che stava girando l’Italia per riconsegnare le salme degli italiani morti con la divisa americana (American Graves Registratio Service convoy to italy), consegnò le spoglie (solo per chi ne aveva fatto espressa domanda) alla famiglia con la bandiera americana con il nome di Florianno DIDONATO al numero di matricola 2791726 dati trascritti nell’albo d’oro dei caduti americani della prima guerra mondiale e custodito oggi nella biblioteca nazionale del Congresso Americano; lo stesso giorno furono fatti i solenni funerali all’interno del cimitero di Giulianova e la salma, con tutti gli onori militari, fu deposta nella piccola cappella nella zona nord-est del cimitero di Giulianova (oggi parte antica), vicino alla cappella di famiglia dei Sechini, dove era sepolto il prete dell’Annunziata don Concezio Sechini prozio da parte materna dello scrivente (il viale centrale che va verso nord). Ancora un tragico episodio colpì la sventurata famiglia Di Donato. Sappiamo che tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944, Giulianova fu martoriata dai pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale ad opera degli angloamericani; in uno dei bombardamenti una bomba cadde tra la cappella dei Sechini e dei Di Donato, distruggendo tutto. Il giorno seguente, i familiari e le autorità dell’epoca si recarono sul luogo del bombardamento e si accorso che ignoti avevano rubato la cassettina di ferro che conteneva le spoglie del giovane militare. Dopo il danno la beffa, questo in sintesi la vicenda rocambolesca del corpo del povero soldato, prima seppellito in tre campi militari in Francia; poi disseppellito e portato in Italia ed sfortuna volle che proprio i figli di quei ragazzi che combatterono con Di Donato con i bombardieri centrarono la sua sepoltura. Alla fine della guerra, i familiari fecero edificare una nuova cappella di famiglia sempre nella stessa zona, su una parete di essa ci sono le foto dei due fratelli, Biagio e Flaviano, morti per lo stesso ideale di patria ma soldati di due eserciti diversi.
Alla luce di quanto riportato con le mie ricerche, sarebbe il caso di intitolare una via o/e ricordare anche con una lapide questo giuliese che si distinse nella prima guerra mondiale pagando con la vita per un esercito che non era suo; inoltre è stato l’unico giuliese che contemporaneamente è citato nell’albo doro dei caduti della grande guerra italiano e americano (citato anche nel libro di: William Mitchell Haulsee, Frank George Howe e Alfred Cyril Doyle, Soldiers Of The Great War, Soldiers record publishing association, Washington D.C., 1920)
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