Studio su sostanze antitumorali


L’Aquila – I delta-tocotrienoli, sostanza contenuta nella Bixia Orellana ma anche nell’olio di palma non raffinato, hanno attività antitumorale nel melanoma.

L’olio di palma, e il suo abuso a fini alimentari, può avere effetti nocivi sulla salute umana. Tuttavia se l’olio di palma non viene sottoposto a trattamenti di raffinazione, la sua composizione in termini di delta-tocotrienoli (δ‐TT) (composti della vitamina E) resta intatta. E’ proprio questo pool di sostanze che ha mostrato un’ evidente attività antitumorale nel melanoma. Lo dimostra un recente studio di due Università Italiane (Università Statale di Milano e L’Università Degli Studi di L’Aquila – pubblicato sulla rivista Scientific Reports del Gruppo editoriale Nature (www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4996065) e coordinato da Patrizia Limonta dell’ateneo milanese. Del team di ricerca della Statale fanno parte Marina Montagnani Marelli, Roberta Moretti, Monica Marzagalli, Lavinia Casati e Fabrizio Fontana. Lo studio è stato svolto in collaborazione con Giangiacomo Beretta, del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche della Statale, e con Claudio Festuccia e Giovanni Luca Gravina del Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università dell’Aquila guidato dal Prof. Edoardo Alesse.
La vitamina E è costituita da due classi distinte di sostanze antiossidanti (i tocoferoli e i tocotrienoli) che differiscono chimicamente tra loro. E’ proprio una delle diverse forme (, β, δ e ) di tocotrienoli (TT), e cioè la δ, cha ha dimostrato una significativa attività antitumorale su cellule di melanoma umano. E’ importante sottolineare che mentre l’olio di palma contiene solo il 50% di δ‐TT, i semi di Bixia Orellana, un semente usato in America del Sud come colorante naturale per gli alimenti, ne contengono invece ben il 99%. I ricercatori hanno estratto il δ‐TT sia da olio di palma commerciale prodotto dalla Golden Hope Biorganic (utilizzato a fini clinici e farmaceutici dalla stessa ditta) che dalla Bixia Orellana. Negli studi su cellule umane di melanoma, condotte presso la Statale di Milano, si è potuto verificare che il δ‐TT agevola la cellula tumorale di melanoma ad andare in una morte programmata. La controprova in modelli animali, condotta nei laboratori del Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’ateneo Aquilano, ha confermato come il composto δ‐TT rallenti in modo evidente la crescita del melanoma e la sua propensione ad invadere i tessuti sottostanti. Inoltre, si è chiaramente evidenziato che il δ‐TT ha un effetto specifico sulle sole cellule tumorali poiché non si sono osservati effetti misurabili sulla proliferazione di melanociti umani (non tumorali) e non si sono avuti effetti tossici nel sull’animale. Questi dati di tossicità confermano quanto già noto nell’uomo. Il due ricercatori aquilani (Dr. Festuccia e Dr. Gravina) spiegano che “dal momento che i tocotrienoli sembrano anche ridurre lo sviluppo di malattie cardiovascolari e neurodegenerative, come la patologia di Alzheimer, questi dati dimostrano che sia l’olio di palma ad uso non alimentare, quindi non raffinato, che la Bixia Orellana contengono sostanze protettive per la salute umana. Allo stesso modo è importante che non passi il messaggio che l’olio di palma, come grasso vegetale utilizzato negli alimenti, abbia un potere antitumorale”. Attualmente sono in atto ulteriori studi volti a valutare se il δ‐TT possa, in un futuro non troppo lontano, entrare nell’armamentario terapeutico impiegato nel combattere il melanoma. Tali ricerche saranno effettuate in collaborazione, oltre che con la Statale di Milano, con un team di clinici tutti appartenenti all’Ateneo Aquilano e riconducibili al gruppo della Radiologia/Radioterapia (Prof. Ernesto Di Cesare, Prof. Antonio Barile e Prof. Alessandra Splendiani) guidato dal Pro-Rettore Vicario Prof. Carlo Masciocchi e dal gruppo della Dermatologia Oncologica (Dott.ssa Cristina Pellegrini, Dott.ssa Maria Giovanna Maturo, Dott.ssa Lucia Di Nardo, Dott.ssa Claudia Martorelli) guidato dalla Prof.ssa Maria Concetta Fargnoli.


19 Ottobre 2016

Categoria : Scienze
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