Vorremmo un Abruzzo meno cafone


Si può essere cafoni (non siloniani, ma nel senso di zoticoni arroganti) nel modo di vivere, di parlare, di agire, ma soprattutto nell’animo. Purtroppo, uno dei deterioramenti che si riscontrano in Abruzzo riguarda ‘incultura di fondo che fa da brodo di coltura. Newgli ultimi tempi sono trasmigrati altrove un grande e distinto attore, Gabriele Ferzetti, e un ottimo regista e sceneggiatore, Tnonino Valerii, morto ieri. Ambedue abruzzesi, nelle origini e nelle radici, mai rifiutate. Ambedue della provincia di Teramo. Hanno rappresentato la parte migliore del grande cinema italiano, che è cultura.
L’Abruzzo ha dimostrato la propria cafoneria, che è semplicemente incultura politica e istituzionale, ignorandoli con spocchiosa disinvoltura. O solo per abissale ignoranza. I professionisti del cordoglio, i maestri della ipocrisia retorica, quelli che hanno sempre una dichiarazione fresca di giornata da propinare a compiacenti mass media, hanno taciutyo. Manco se ne sono accorti, forse. Anche perché molti di loro un cinema non sanno cosa sia, e l’ultimo film lo hanno visto su Youporn.
La cafoneria è un male ignobile, dal quale non si guarisce, un male che peggiora di ora in ora. Ne siamo affetti. Potremo forse anche avere qualche centesimo di pil in più, ma sarà niente di fronte alla ricchezza burina di quelli che mettono le corna bovine sul cofano della Rolls Royce.



14 Ottobre 2016

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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