Accord Phoenix, cattiva politica e sindacati arruffoni stiano lontani
L’Aquila – (GC) – Qualcuno abituato a usare la testa non solo per appoggiarci il cappello negli ultimi dfue decenni si sarà chiesto: perché le grandi aziende automobilistiche orientali hanno sempre e solo installato immensi stabilimenti produttivi in Gran Bretagna e Irlanda? Risposta: perché in quei due paesi non esistono cattiva politica e cattivi sindacati, ma soprattutto pessima burocrazia. Agli orientali venivano concesse aree, servizi permessi, concessioni, tempo massimo cinque settimane. In cambio, migliasiai di assunzioni d rigorosamente britanniche e irlandesi. Dirigenza, ovviamente, orientale.
Qualcosa si simile avvenne in Abruzzo con la Honda, 40 anni fa. Rapido insediamento, molte assunzioni, dirigenti e ingegneri giapponesi. La Honda è ancora ad Atessa e festeggia. Merita tanti auguri.
Veniamo ad oggi. La Accord Phoenix (pare anglo-indiana) ha dovuto penare tre anni per aprire a L’Aquila un insediamento modello. Oggi siamo vicini al via e al lavoro per decine di persone. Ma i guai non sono finiti, entra in scena la cattiva politica, si fanno sentire i sindacati, si aprono le danze che di solito a L’Aquila portano alla catastrofe. Tipo quella di un grande nome tutto aquilano, la Spee, che ha dovuto veleggiare verso Milano per crescere, affermarsi, esistere.
Politica buona (ne esiste) quella che è riuscita a varare l’avvio della Accord, tra mille problemi e una burocrazia venefica. Politica cattiva quella che semina ostacoli, veleni, rivalità e in realtà vorrebbe solo sedersi a tavola e condividere almeno i brindisi
Ora bisogna essere chiari, forse anche crudi. Per sparare a zero contro Accord, occorre aspettare che sbagli, ma violi gli accordi, che co0mmette errori e illeciti. Altrimenti vale quello che la Accord dice: siamo in regola, abbiamo investito, lavoreremo qui, Con tecnici specializzati e dirigenti o responsabili di nostro gradimento, da noi preparati e non imposti da qualcuno dei logori e flebili poteri locali. Il sindacato faccia il suo lavoro, e difensa i lavoratori se ne hanno bisogno e dove ne hanno bisogno: per esempio nei cantieri della ricostruzione, tutta in poche mani ben note e tutta felice di assumere personale di comodo. Straniero, magari. Qui, oggi, nessuno ha bisogno di cattiva politica e sindacati arruffoni, livorosi, rivali tra loro, spesso inadeguati.
Parole grosse? No, appena sufficienti. Lo dimostra l’amara storia dei lavoratori del polo elettronico, per dieci anni zimbelli di politici incapaci, se non perniciosi, abili nel passeggiare sui tetti in attesa delle telecamere. Che, magari, avrebbero fatto bene a non esserci (cominciando dal servizio pubblico), invece di ritrarre fanfaroni e beffeggiatori di lavoratori.
La Accord c’è. Chi sia davvero lo scopriremo. Cosa farà davvero lo spremo. Se manterrà i patti dovranno scoprirlo politici e sindacalisti. Ma oer ora si cospargano il capo di cenere e si facciano sparire. Con qualche eccezione, ripetiamo, perché la buona politica ersiste ancora. come ESISTONO SINDACALISTI PER BENE E PERSINO BUROCRATI UTILI. Fino a prova contraria.
Non dimentichiamo nell’euforia che persino alla Thales Alenia furono opposti ostacoli, inventati problemi, frapposti bastoni tra le ruote.Ma questa è un’altra storia, tutta da raccontare.
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