Per la Blundo caso di malagiustizia
«Noto con sommo dispiacere che il sistema di tutela dei minori in Italia presenta falle e disfunzioni tali per cui si può tranquillamente affermare che esiste un vero corto circuito tra le istituzioni deputate ad assistere le famiglie in difficoltà . In molti casi non risulta neppure una reale tutela del minore».
A dichiararlo è la parlamentare aquilana Enza Blundo del Movimento 5 Stelle, prima firmataria di una interrogazione sul caso di una minore che a seguito delle precarie condizioni abitative dovute allo sfratto eseguito nel 2011, è stata allontanata dalla madre. Gli interroganti chiedono al Governo di verificare la liceità o meno dei contributi statali percepiti dalle strutture di accoglienza dei minori allontanati ingiustamente per erronea interpretazione e valutazione di circostanze e documenti.
«Ciò che mi ha spinto a presentare l’atto – prosegue la Sen. Blundo – è la condizione della minore che, dopo due anni di affido temporaneo presso una famiglia di Milano, sembrava potesse rientrare gradualmente in famiglia, mentre lo spettro di accuse di molestie sessuali contro il compagno della madre, senza alcuna segnalazione alla Procura né avviamento di alcuna indagine, hanno sconvolto nuovamente il vissuto della minore».
«Per questo dallo scorso luglio è stata trasferita a 600 km di distanza, in una comunità per minori di Perugia, città in cui è incominciato il calvario della donna attualmente residente a Milano e di fatto impossibilitata ora anche ad incontrarla».
«In risposta alla richiesta di riavvicinamento della minore, il Tribunale per i minorenni di Milano, evidenzia che si vorrebbe evitare un ulteriore trasferimento della bambina – precisa la Sen. Blundo – ancora un caso in cui non si ascolta, contrariamente a quanto previsto dalla legge, la minore, la quale a tutt’oggi non ha neppure ripreso a frequentare la scuola dell’obbligo, a dispetto delle nuove linee guida elaborate dall’Ordine degli Assistenti Sociali che prevedono progettualità per promuovere il rientro a casa».
«Un caso straziante di intervento sociale che ha reso orfana una bambina, nonostante non vi siano mai stati accertamenti sulle presunte violenze subite e nonostante le indagini psicodiagnostiche sulle relazioni familiari positive. La minore, divenuta adolescente, chiede a gran voce di poter tornare con la madre che dopo aver persino vinto la battaglia contro un tumore, vede sempre più complicata la possibilità di ricongiungersi con la propria figlia» – conclude Blundo.
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