“Alle Falde del Gran Sasso”
Paganica – Scrive Raffaele Alloggia: “Sono di alcuni giorni fa le onoranze del carabiniere Giovanni Natale e della guardia forestale Pasquale Vitocco, uccisi dai tedeschi sul Gran Sasso nel corso della più nota liberazione di Mussolini, nel settembre del 43.
Pasquale Vitocco giovane guardia forestale, guidò un gruppo di persone coordinate da Angelo Semeraro, alla prima esplorazione, dopo la scoperta del 1573 dell’architetto militare Francesco De Marchi, di Grotta a Male sita nel territorio di Assergi.
Il racconto passo dopo passo di quella escursione, “Alle Falde del Gran Sasso”, fu pubblicato dal Semeraro stesso, in un lungo articolo sul messaggero del 14 novembre 1936.
L’idea, racconta Semeraro, la lanciai io una sera, mentre facevamo la solita passeggiata sotto i portici e subito acconsentirono Spartaco Pederzoli, Luigi Rusmini e Enrico Vivio, qualche giorno dopo si aggregò anche il dott. Enea Cianetti, segretario della R. Sopraintendenza di L’Aquila.
La grotta è sottoposta anche alla sorveglianza dell’ufficio tecnico della Condotta Forestale, così continua il racconto; preparato un po’ di materiale e le torce indispensabili per l’escursione, di buon’ora ci avviammo in bicicletta per Assergi dove ad attenderci c’era il milite forestale Pasquale Vitocco, il quale ci farà da guida.
Prendiamo la strada del Vasto, per un tratto fiancheggiamo il Raiale che scorre “chiacchierone” con le sue acque limpide. In Gran sasso è imbronciato, sulla sua sommità un cappuccio di nubi ce ne vieta la vista, appena appena si intravede la stazione della funivia di Fonte Cerreto.
Arriviamo all’ingresso della grotta, una voragine, poi un’arcata immensa di rocce, poi …. la tenebra, l’ignoto. La fioca luce delle lampadine tascabili, a cui abbiamo aggiunto il chiarore delle candele, si diluisce e si perde nella cavità sorda ed immensa.
Procediamo, Pasquale Vitocco avanti, io e gli altri lo talloniamo, quand’ecco i primi frantumi spessi di terrecotte che in origine dovevano dare forma a vasi o anfore. …….
Angelo Semeraro, dopo quell’esperienza fu attratto dalla paleontologia e dall’archeologia, diventando così la sua seconda “musa”, come si evince da un suo appunto scritto in quell’epoca, che lo ha accompagnato fino alla sua morte!
Nel primo Convegno Regionale di Preistoria e Archeologia, organizzato a Sulmona nel dicembre del 1972, alla presenza del Ministro Remo Gaspari e del Sopraintendente Valerio Cianfarani, gli fu riconosciuto il titolo di “Precursore”, proprio in riferimento all’esplorazione di Grotta a Male, quella che sarebbe stata poi la “cava” di Rellini, Radmilli, Puglisi e Pannuti. (archeologi dell’Università di Roma)
Angelo Semeraro, (1906-1993) paganichese, poeta, scrittore e archeologo, oltre ad essere stato per molti anni Socio del Comitato della Dante Alighieri e della Deputazione Storia Patria, è stato anche membro del Comitato Abruzzese di ricerche Preistoriche, diretto da Antonio Radmilli. Ha scritto ben 31 volumi di cui 5 in dialetto paganichese, l’ultima sua opera pubblicata nel 1989 “Celestino V – Un Santo allo Specchio della Storia.
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