12 settembre del 1943 – La liberazione di Mussolini al Gran Sasso, una storia da rivedere
di VINCENZO DI MICHELE – saggista e autore di opere letterarie –
Per molti anni nei banchi di scuola ho letto che il 12 settembre del 1943 i tedeschi compirono una grande impresa al Gran Sasso e liberarono Mussolini. Fin d’allora mi sono chiesto come fosse possibile ….e poi senza morti e feriti. Sono trascorsi poi anni e anni, molti, ma la storia ripetuta nei manuali storici è sempre la stessa.
Per tale ragione e vista l’imminenza della ricorrenza della data del 12 settembre, ove appunto esattamente 4 giorno dopo l’armistizio dell’ 8 settembre del 1943 i tedeschi liberarono Mussolini al Gran Sasso vorrei segnalarvi la seguente revisione storica. C’è infatti una nuova verità storica nascosta”sull’Operazione Quercia del 12 settembre 1943″: ” un accordo sottobanco tra il governo Italiano e i tedeschi “.
Fu proprio quell’ incauto accordo sottobanco tra il governo Italiano e i tedeschi la causa principale della cruenta lotta interna tra gli stessi italiani.
L’ otto settembre del 1943 l’Italia annunciò l’armistizio con le Forze Alleate. C’era però un altro tavolo, quello non ufficiale, dove il governo Badoglio continuò a collaborare con il vecchio amico tedesco e l’illustre prigioniero Mussolini veniva così sottratto agli Alleati e consegnato ai tedeschi il 12 settembre a Campo Imperatore.
Una nuova verità storica quella che ho raccontata nel libro “ L’ultimo segreto di Mussolini ” ed . Il Cerchio; ( in inglese : The Last Secret of Mussolini – From Campo Imperatore to the Italian Social Republic: a story to be rewritten ).
Tra inediti e nuove testimonianze, l’agente Nelio Pannuti – addetto alla sorveglianza personale di Mussolini al Gran Sasso – in una dichiarazione scritta rilasciata di suo pugno proprio a me, personalmente, affermò senza mezzi termini che quell’incursione dei tedeschi “sembrava proprio un’azione concordata, tant’è che, una volta liberato il Duce, ci fu un momento conviviale tra soldati italiani e tedeschi nella sala dello stesso albergo, tutti con le armi in spalla pacificamente”.
Per non parlare dell’azione italiana di governo nel riaggiustamento storico. Il comandante dei carabinieri al Gran Sasso Alberto Faiola fu pure encomiato nel suo foglio matricolare, quando al contrario questi non solo non predispose alcuna misura cautelativa, ma venne anche meno ai suoi doveri – dove peraltro ci fu anche un’ azione giudiziaria volta a smentire il tutto – invitando alcuni suoi amici proprio in quei giorni all’albergo di Campo Imperatore
Una tesi storica revisionista che è raccontata sin dagli inizi grazie anche alla testimonianza – sconosciuta a molti – di Karl Radl, l’aiutante di colui che erroneamente è stato sempre considerato il vero artefice dell’“Operazione Quercia”: il capitano Otto Skorzeny. Proprio Radl – in netta contraddizione con la testimonianza del generale Soleti, l’ostaggio Italiano che fu caricato su un aliante – dichiarò: ” che a Campo Imperatore era tenuto prigioniero lo sapevano tutti ; persino i bambini ne erano a conoscenza” . Addirittura ci fu un pastorello di tredici anni che trafugò gli alianti tedeschi impossessandosi di alcuni armamentari. Alla resa dei conti si trattò di un accordo tra gli italiani e i tedeschi e il prezzo più caro l’ha pagato proprio la storia
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