Abbraccio simbolico dell’arcivescovo Petrocchi ai terremotati
L’Aquila – (F.C.). “Secondo il dinamismo della grazia -noi siamo trasformati in cio’ che abbiamo ricevuto: percio’, se – con animo convertito – passiamo attraverso la Porta Santa della Perdonanza, noi stessi diventiamo ‘Porte vive’ della Misericordia, consentendo ad altri di entrare e incontrare, attraverso noi, l’amore che risana e dona pace”. E’ un passo dell’omelia dell’arcivescovo metropolita dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, in occasione della messa di chiusura della Porta Santa di Santa Maria di Collemaggio attraversando la quale, dai vespri del 28 agosto a quelli del 29, chiunque “veramente pentito e confessato” puo’ lucrare l’indulgenza plenaria, cosi’ come volle papa Celestino V nel 1294 con la sua Bolla del perdono. “Perdonanza, ricordiamolo – ha aggiunto il presule – fa rima stretta con accoglienza, specie delle persone piu’ bisognose di aiuto, e con fratellanza, che, essendo universale, non ammette recinti escludenti. L’amore cristiano non lascia nessuno fuori della porta del proprio cuore. In particolare, come aquilani abbracciamo con immenso affetto e concreta partecipazione le popolazioni-sorelle del territorio reatino e ascolano, sconvolte dalla tragedia del sisma. Le immagini dolorose che i media lasciano scorrere davanti a noi, rievocano sentimenti laceranti nella nostra gente: pure l’ ‘anima aquilana’ sanguina con le stesse ‘pulsazioni esistenziali’ di questi sventurati vicini, mescolando la propria tristezza con la loro. Il terremoto, questo ‘mostro’, ha di nuovo affondato i suoi artigli, provocando immani devastazioni e ferite mortali, che conosciamo bene. Anche questa volta, l’orrendo predatore, oltre a lasciare distruzioni e macerie alle sue spalle, ha fatto razzia di vite innocenti: risultano 290 le vittime del suo furore (il dato ufficiale diffuso dalla Protezione civile e’ di 292, ndr). Oggi, in nome della Perdonanza, da aquilani – ha proseguito l’arcivescovo – ci dichiariamo pronti a stare a fianco di queste genti amiche, per condividere la loro croce ma anche per camminare insieme sulla via della risurrezione: spirituale e sociale. Lo scacco matto che il cristiano puo’ dare al male, in tutte le sue forme, non sta solo nel neutralizzarlo, ma consiste nel ribaltarlo nel suo opposto, trasformandolo in occasione di bene. Cosi’ l’ avvilimento disfattista viene trasformato in vita gioiosa e piu’ bella; le divisioni sono bruciate nel fuoco vivo della comunione; le fragilita’ e le sconfitte, immerse nella Pasqua di Gesu’, diventano sorgenti di pienezza e di luce. L’immediata ed efficiente solidarieta’ che e’ subito scattata, saldando in creativa unita’ istituzioni e popolazione, comunita’ ecclesiali e organismi civili – ha quindi osservato Petrocchi – dimostra che, anche li’ come da noi, il terremoto ha gia’ perso la sua guerra. Chiediamo allo Spirito di Verita’ e di Amore che ci renda tutti protagonisti di un avvenire progettato e vissuto nel segno di una intelligente e volitiva concordia: madre feconda di una ricostruzione integrale, cristiana e umana. In tale orizzonte, vi prego di essere generosi nella raccolta di offerte che – in sinergia con la Conferenza Episcopale Italiana – verra’ fatta, domenica 18 settembre, in tutte le chiese della Diocesi: ri-amiamo con lo stesso amore con il quale siamo stati amati. Fra poco la Porta Santa della Basilica di Collemaggio verra’ chiusa; ma le Porte della Misericordia, spalancate nei nostri cuori, dovranno rimanere aperte, sempre. Come arcivescovo della Chiesa aquilana, contando sulla intercessione e sulla paterna tenerezza di Celestino V, concludendo questa solenne liturgia – ha detto infine monsignor Petrocchi – vorrei dire a tutti e a ciascuno, con un grande abbraccio: la celebrazione e’ finita, ma la Perdonanza continua, andate in pace! Amen”.
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