Agca sostiene che Emanuela è viva
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Si torna a parlare di Emanuela Orlandi, poiché Pietro, il fratello, si è incontrato ad Istanbul con Mehmet Alì Agca, l’ex lupo grigio che attentò alla vita di Giovanni Paolo secondo e da lui ha avuto assicurazioni che sua sorella “é viva e tornerà presto a casa”. Lo riferisce il quotidiano Sabah in un articolo a firma della giornalista Yasemin Taskin, corrispondente del giornale da Roma, che era presente all’incontro ed ha rivolto alcune domande ad Agca. Pietro Orlandi aveva espresso il suo desiderio di incontrare Agca lo scorso 18 gennaio, il giorno stesso in cui il turco era uscito dal penitenziario di massima sicurezza di Sincan, ad una trentina di km da Ankara, dopo aver scontato quasi 10 anni per l’uccisione di un giornalista. L’incontro tra Agca e Pietro Orlandi è durato circa 40 minuti nel corso dei quali l’ex lupo grigio gli ha detto tra l’altro: “Emanuela è viva e questo te lo posso garantire. Può trovarsi in Francia o in Svizzera dove abita in una villa lussuosa. La troveremo insieme. Ho prove precise in mano. L’hanno rapita per ottenere la mia liberazione, ma io non sono responsabile del rapimento. Posso mettermi in contatto con i rapitori. Ti darò dei documenti così importanti che saranno costretti a lasciare libera Emanuela. Spero che lei tornerà a casa proprio prima del prossimo mese di giugno”. Agca ha risposto anche a domande della giornalista, smentendo fra l’altro voci circa una sua partecipazione all’edizione turca dello show Tv “Ballando con le stelle”. Circa l’attentato al Papa, Agca ha detto che “non è affatto complicato come voi potete immaginare, ma è un caso molto più semplice. Lo racconterò a 360 gradi. Hanno dato otto milioni di dollari a Hillary Clinton per i suoi ricordi. Le cose che io conosco potrebbero sconvolgere il mondo. Voglio scrivere un libro e farci tanti soldi”, ha concluso Agca. Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparve in circostanze misteriose il 22 giugno 1983, all’età di 15 anni. Sulla sua scomparsa si sono fatte molte ipotesi: collegamenti con lo scandalo IOR ed il caso Calvi; collegamenti con l’attentato a Giovanni Paolo II e, infine, collegamenti con la Banda della Magliana. Quest’ultima ipotesi nata da una telefonata del 2005 alla redazione di “Chi l’ha visto?”, nota trasmissione di Rai Tre, in cui si diceva che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi era necessario andare a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare e controllare “del favore che Renatino fece al cardinal Poletti”. Ancora, nel 2006, sempre Rai Tre trasmise un’intervista a Sabrina Minardi, ex-moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, che tra la primavera del 1982 ed il novembre del 1984 ebbe una relazione con Enrico De Pedis, raccolta dalla giornalista Raffaella Notariale, inviata speciale che si era già fatta notare per lo scoop riguardante i documenti e le foto inedite della tomba di Renatino De Pedis nella basilica di Santa Apollinare. Due anni e mezzo dopo, il 23 giugno del 2008, la stampa italiana riportò le dichiarazioni che Sabrina Minardi aveva reso agli organi giudiziari: Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa ed il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. In quella occasione, secondo la Minardi, De Pedis si sarebbe sbarazzato anche del cadavere di un bambino di 11 anni ucciso per vendetta, Domenico Nicitra, figlio di uno storico esponente della banda. Il piccolo Nicitra fu però ucciso il 21 giugno 1993, ben dieci anni dopo l’epoca alla quale la Minardi fa risalire l’episodio, e tre anni dopo la morte dello stesso De Pedis, avvenuta all’inizio del 1990. Stando a quanto riferito da Sabrina Minardi, il rapimento di Emanuela Orlandi sarebbe stato effettuato materialmente da Enrico De Pedis, su ordine del monsignor Paul Marcinkus “come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro”. Le dichiarazioni di Agca fanno tornare in auge l’ipotesi che collega la scomparsa della ragazza, in relazione all’attentato del 3 luglio 1983 a Giovanni Paolo II, nata l’8 luglio dello stesso 1983, quando un uomo con inflessione mediorientale telefonò ad una compagna di classe di Emanuela, dicendo che la ragazza era nelle loro mani, che avevano 20 giorni di tempo per fare lo scambio con Alì Agca, e chiedendo una linea telefonica diretta con il Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli. Il 17 luglio, venne fatto ritrovare un nastro, in cui si confermava la richiesta di scambio con Agca, la richiesta di una linea telefonica diretta con il cardinale Casaroli, e si sentiva la voce di una ragazza che implorava aiuto, dicendo di sentirsi male. La linea fu installata il 18 luglio. Alcuni giorni più tardi, in un’altra telefonata, “l’Amerikano” chiese allo zio di Emanuela di rendere pubblico il messaggio contenuto sul nastro, e di informarsi presso il cardinale Agostino Casaroli, riguardo ad un precedente colloquio. In totale, le telefonate dell’”Amerikano” furono 16, tutte da cabine telefoniche. La “pista turca” dei Lupi grigi, tuttavia, fu sconfessata dall’ex ufficiale della Stasi Günter Bohnsack, il quale ha dichiarato che i servizi segreti della Germania Est sfruttarono il caso di Emanuela Orlandi scrivendo finte lettere a Roma per consolidare la tesi che metteva in relazione Agca con i Lupi Grigi, al fine di scagionare la Bulgaria dalle accuse durante le indagini per l’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Ora si apprende che la Procura vuole sentire Pietro Orlandi dopo il suo incontro di sabato, in Turchia, con Agca. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che da tempo indaga sul rapimento della 15enne, vuole verificare se dal colloquio tra Pietro Orlandi e Agca siano emersi elementi utili all’inchiesta oltre ad inserire anche gli articoli di stampa su questo incontro nel fascicolo processuale. Quanto a Maria, la madre di Emanuela, il 25 gennaio, attraverso “Chi l’ha visto?”, ha lanciato un appello perché “sia tolta la tomba del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis, dalla basilica di sant’Apollinare” ed oggi, dopo le rivelazioni di Agca, dice: “io non ho ma perso la speranza”. In una intervista a Repubblica, il 19 gennaio scorso, Agca ha scritto: “”Io spero di portare Emanuela in Vaticano proprio in questo anno, il 22 giugno, l’anniversario del rapimento”. Ma come credere nella buona fede (o nella salute mentale) di uno che ha chiesto, pare, da 3 a 5 milioni di Euro per un memoriale sui fatti che lo riguardano e che si è definito (sempre su Repubblica) “’Io ho una missione universale di proclamare la verità, Io dimostrerò con delle prove documentali che io sono il Cristo eterno, la medesima unica parola divina incarnata e reincarnata”?
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Lo riferisce oggi il quotidiano Sabah in un articolo a firma della giornalista Yasemin Taskin, corrispondente del giornale da Roma, che era presente all’incontro ed ha rivolto alcune domande ad Agca. Pietro Orlandi aveva espresso il suo desiderio di incontrare Agca lo scorso 18 gennaio, il giorno stesso in cui il turco era uscito dal penitenziario di massima sicurezza di Sincan, ad una trentina di km da Ankara, dopo aver scontato quasi 10 anni per l’uccisione di un giornalista. L’incontro tra Agca e Pietro Orlandi è durato circa 40 minuti nel corso dei quali l’ex lupo grigio gli ha detto tra l’altro: “Emanuela è viva e questo te lo posso garantire. Può trovarsi in Francia o in Svizzera dove abita in una villa lussuosa. La troveremo insieme. Ho prove precise in mano. L’hanno rapita per ottenere la mia liberazione, ma io non sono responsabile del rapimento. Posso mettermi in contatto con i rapitori. Ti darò dei documenti così importanti che saranno costretti a lasciare libera Emanuela. Spero che lei tornerà a casa proprio prima del prossimo mese di giugno”. Agca ha risposto anche a domande della giornalista, smentendo fra l’altro voci circa una sua partecipazione all’edizione turca dello show Tv “Ballando con le stelle”. Circa l’attentato al Papa, Agca ha detto che “non è affatto complicato come voi potete immaginare, ma è un caso molto più semplice. Lo racconterò a 360 gradi. Hanno dato otto milioni di dollari a Hillary Clinton per i suoi ricordi. Le cose che io conosco potrebbero sconvolgere il mondo. Voglio scrivere un libro e farci tanti soldi”, ha concluso Agca. Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparve in circostanze misteriose il 22 giugno 1983, all’età di 15 anni. Sulla sua scomparsa si sono fatte molte ipotesi: collegamenti con lo scandalo IOR ed il caso Calvi; collegamenti con l’attentato a Giovanni Paolo II e, infine, collegamenti con la Banda della Magliana. Quest’ultima ipotesi nata da una telefonata del 2005 alla redazione di “Chi l’ha visto?”, nota trasmissione di Rai Tre, in cui si diceva che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi era necessario andare a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare e controllare “del favore che Renatino fece al cardinal Poletti”. Ancora, nel 2006, sempre Rai Tre trasmise un’intervista a Sabrina Minardi, ex-moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, che tra la primavera del 1982 ed il novembre del 1984 ebbe una relazione con Enrico De Pedis, raccolta dalla giornalista Raffaella Notariale, inviata speciale che si era già fatta notare per lo scoop riguardante i documenti e le foto inedite della tomba di Renatino De Pedis nella basilica di Santa Apollinare. Due anni e mezzo dopo, il 23 giugno del 2008, la stampa italiana riportò le dichiarazioni che Sabrina Minardi aveva reso agli organi giudiziari: Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa ed il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. In quella occasione, secondo la Minardi, De Pedis si sarebbe sbarazzato anche del cadavere di un bambino di 11 anni ucciso per vendetta, Domenico Nicitra, figlio di uno storico esponente della banda. Il piccolo Nicitra fu però ucciso il 21 giugno 1993, ben dieci anni dopo l’epoca alla quale la Minardi fa risalire l’episodio, e tre anni dopo la morte dello stesso De Pedis, avvenuta all’inizio del 1990. Stando a quanto riferito da Sabrina Minardi, il rapimento di Emanuela Orlandi sarebbe stato effettuato materialmente da Enrico De Pedis, su ordine del monsignor Paul Marcinkus “come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro”. Le dichiarazioni di Agca fanno tornare in auge l’ipotesi che collega la scomparsa della ragazza, in relazione all’attentato del 3 luglio 1983 a Giovanni Paolo II, nata l’8 luglio dello stesso 1983, quando un uomo con inflessione mediorientale telefonò ad una compagna di classe di Emanuela, dicendo che la ragazza era nelle loro mani, che avevano 20 giorni di tempo per fare lo scambio con Alì Agca, e chiedendo una linea telefonica diretta con il Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli. Il 17 luglio, venne fatto ritrovare un nastro, in cui si confermava la richiesta di scambio con Agca, la richiesta di una linea telefonica diretta con il cardinale Casaroli, e si sentiva la voce di una ragazza che implorava aiuto, dicendo di sentirsi male. La linea fu installata il 18 luglio. Alcuni giorni più tardi, in un’altra telefonata, “l’Amerikano” chiese allo zio di Emanuela di rendere pubblico il messaggio contenuto sul nastro, e di informarsi presso il cardinale Agostino Casaroli, riguardo ad un precedente colloquio. In totale, le telefonate dell’”Amerikano” furono 16, tutte da cabine telefoniche. La “pista turca” dei Lupi grigi, tuttavia, fu sconfessata dall’ex ufficiale della Stasi Günter Bohnsack, il quale ha dichiarato che i servizi segreti della Germania Est sfruttarono il caso di Emanuela Orlandi scrivendo finte lettere a Roma per consolidare la tesi che metteva in relazione Agca con i Lupi Grigi, al fine di scagionare la Bulgaria dalle accuse durante le indagini per l’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Ora si apprende che la Procura vuole sentire Pietro Orlandi dopo il suo incontro di sabato, in Turchia, con Agca. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che da tempo indaga sul rapimento della 15enne, vuole verificare se dal colloquio tra Pietro Orlandi e Agca siano emersi elementi utili all’inchiesta oltre ad inserire anche gli articoli di stampa su questo incontro nel fascicolo processuale. Quanto a Maria, la madre di Emanuela, il 25 gennaio, attraverso “Chi l’ha visto?”, ha lanciato un appello perché “sia tolta la tomba del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis, dalla basilica di sant’Apollinare” ed oggi, dopo le rivelazioni di Agca, dice: “io non ho ma perso la speranza”. In una intervista a Repubblica, il 19 gennaio scorso, Agca ha scritto: “”Io spero di portare Emanuela in Vaticano proprio in questo anno, il 22 giugno, l’anniversario del rapimento”. Ma come credere nella buona fede (o nella salute mentale) di uno che ha chiesto, pare, da 3 a 5 milioni di Euro per un memoriale sui fatti che lo riguardano e che si è definito (sempre su Repubblica) “’Io ho una missione universale di proclamare la verità, Io dimostrerò con delle prove documentali che io sono il Cristo eterno, la medesima unica parola divina incarnata e reincarnata”?
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