Regione: Gatti, Masci, Febbo


Pescara – GATTI – Questa mattina l’assessore regionale al Lavoro, Paolo Gatti, ha incontrato a Pescara Sergio Cosentino, amministratore giudiziario della società Villa Pini Abruzzo srl, ricevendo la richiesta di stato di crisi per la stessa società. L’assessore Gatti ha contestualmente convocato per lunedì 8 febbraio, alle ore 11, a Pescara, una riunione straordinaria del Cicas per deliberare la cassa integrazione in deroga per 600 lavoratori. “Per seicento lavoratori abbiamo trovato finalmente uno spiraglio – ha sottolineato Gatti – adesso auspichiamo che la proprietà delle altre società del Gruppo Villa Pini, allo stato dell’arte l’unica legittimata a farlo, ci sottoponga il prima possibile la richiesta di cassa integrazione in deroga per tutti i lavoratori interessati allo stato di crisi, con la precisa indicazione numerica delle esigenze per poter subito intervenire.”

MASCI – Garanzie per i circa centoventi dipendenti delle comunità abruzzesi e legge di riforma degli enti montani, in un quadro complessivo di politiche in favore delle aree interne e dell’associazionismo tra Comuni. Lo ha garantito l’assessore al Bilancio, Carlo Masci, nel corso del’incontro con i sindacati regionali, il direttore regionale del settore, Filomena Ibello e la dirigenti del Servizio, Mariangela Virno, sulla riorganizzazione delle comunità montane. In primo luogo, sulla questione del personale, l’assessore Masci ha assicurato che l’Ente regione ha “fatto tutto il possibile per garantire i livelli occupazionali”; mentre in relazione al taglio delle risorse statali, l’Assessore ha riferito che “anche con il contributo della Regione Abruzzo, la Conferenza delle regioni ha approvato un ordine del giorno con il quale si chiede di sospendere la norma della finanziaria che cancella i fondi destinati alle Comunità montane. “Nel frattempo – ha spiegato Masci – sono aperti tavoli di confronto settimanali sia con l’Uncem e sia con l’Anci, per ragionare su tutto un orizzonte di attività da porre in essere. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che gli enti sono strumenti per garantire i diritti dei cittadini ad avere servizi efficienti e a basso costo”. In definitiva, per l’assessore “sarebbe fuorviante fare barricate per un nome: comunità montane o associazioni di comuni che siano – ha detto – quello che conta è rispondere ai bisogni dei cittadini e, soprattutto, di quelli residenti nelle aree più svantaggiate”. In quest’ottica andrebbe posta anche la questione del personale che – sempre secondo l’Assessore – troverebbe una adeguata risposta da una coerente strategia politica”. Proprio sull’associazionismo, Masci ha voluto sottolineare la volontà della Regione, anche con leve incentivanti, di sollecitare l’unione dei comuni, soprattutto di quelli più piccoli: “Riteniamo che per alcuni servizi, come per esempio quelli sociali, i comuni debbano essere protagonisti. E non lo diciamo solo a parole visto che abbiamo deciso di investire una cifra consistente pari a 6 milioni di euro a valere sui fondi Fas, con la previsione di una premialità per quei comuni che, non facendo più parte delle Comunità montane decidono costituirsi in associazione”. Più in generale, sul piano dell’attuazione del riordino degli enti montani, l’Assessore ha riferito di “dover attendere le nuove decisioni del Governo nazionale rispetto al documento della Conferenza delle regioni che, oltre al ripristino delle risorse per le comunità montane, ha chiesto di conoscere le politiche a tutela delle aree interne, anche alla luce del mancato riparto del fondo 2009 per la montagna . Su quest’ultimo aspetto e anche in risposta ai Sindacati, l’assessore Masci ha riaffermato di voler collocare la riforma complessiva delle comunità montane dentro un disegno politico organico che mira, da un canto, a strappare dalla marginalità le aree più depresse e, dall’altro, a garantire più servizi ai cittadini al minor costo.

FEBBO – “Chi è stato pigro nella gestione del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 è stato il mio predecessore Verticelli che, nelle annualità 2007 e 2008, non ha rendicontato nemmeno un euro di spesa. Evidentemente, al consigliere regionale, Camillo D’Alessandro, ora fa comodo ignorare la negligenza, con cui il centrosinistra, quando era al governo della Regione, ha portato avanti, si fa per dire, la politica agricola. Ma D’Alessandro può sempre informarsi presso il Ministero delle Politiche agricole o presso l’Unione europea”. L’assessore all’Agricoltura, Mauro Febbo, rispedisce al mittente le accuse di procedere con lentezza nell’utilizzo dei fondi derivanti dal PSR ma, al tempo stesso, non si tira indietro rispetto alle responsabilità. “Che la Regione Abruzzo occupi uno degli ultimi posti nella tabella resa nota dal Ministro Zaia risponde al vero – ha confermato Febbo – ma chi è attento alle vicende di questo settore è anche a conoscenza del fatto che quel 16,1% di spese rendicontate finora dall’Abruzzo è il frutto dell’attività dell’assessorato nel 2009 che, non a caso, coincide con il primo anno di governo di questa Giunta. Il tetto di risorse di spesa da rendicontare per la nostra Regione entro il 2010 – ha proseguito l’assessore – è di circa 42 milioni di euro a fronte dei 985 milioni di euro da spendere a livello nazionale. Molte altre Regioni sono nella stessa situazione dell’Abruzzo ed a tal proposito, al fine di evitare il taglio dei fondi da parte dell’Unione Europea, – ha chiarito l’assessore Febbo – si sta pensando ad una legge nazionale che trasferisca la gestione dei Piani di Sviluppo Rurale dal livello regionale a quello statale come è stato confermato dallo stesso Ministro Zaia in un recente incontro con le Regioni”.


03 Febbraio 2010

Categoria : Cronaca
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