Palazzo Margherita: soldi pronti e in parte donati, ma sono serviti ugualmente sette anni
TERO ANNUNCIO, CANTIERE DA SETTEMBE (FORSE)
L’Aquila – (Foto: in evidenza il palazzo ingabbiato nel 2009, come è ancora oggi – Palazzo Margherita con la Torre di Palazzo, come era nell’altra vita) - L’assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano ha fatto sapere ai giornali che i lavori di recupero di Palazzo Margherita “dovrebbero” cominciare a settembre. Se tutto va bene.
Finora, infatti, non tutto è andato bene, visto che siamo al terzo annuncio. Non c’è male, siamo nella media aquilana del post sisma. Altri lavori sono stati annunciati quattro o cinque volte e ancora non se ne ha notizia. La politica è refrattaria ad una piccola regola: parlare con i verbi al passato e non al futuro. Non dire mai “faremo”, ma “abbiamo fatto”. Non c’è verso.
Cerchiamo di capire come stanno le cose per Palazzo Margherita, e scopriamo che, ancora una volta, la verità è che l’Italia non è in grado di funzionare, a dispetto dei buoni propositi di Renzi e anche delle capacità dei politici locali. Di Stefano, infatti, è un ottimo politico. Uno che lavora, studia, va a fondo nei problemi, produce risultati. Ma contro l’inaffondabile Italia delle scartoffie non c’ nulla da fare.
Perchè ci soffermiamo su Palazzo Margherita?
Semplice. Perché i soldi per i lavori – che dovrebbero cominciare dopo sette anni dal sisma – c’erano da anni. Quelli pubblici dal 2010, quelli privati da due o tre anni. Infatti, il palazzo risorge anche grazia ad una donazione della banca BCC. Un istituto che ha davvero mostrato impegno e concretezza per L’Aquila, al contrario di altri banche che sono arrivate solo per fare affari, tagli, riduzioni.
Vi sarebbero stati dei ritardi a causa dei sottoservizi, ma tale lavoro era ampiamente programmato e previsto. Forse c’è chi non sa fare due più due e non sa prevedere?
I soldi, quindi, c’erano. Ma gli annunci si susseguivano er i tempi per la scartoffie – specie alla sovrintendenza – si dilatavano a dismisura. Siamo ai sette anni. Se tutto va bene.
C’è chi, come le senatrice Blundo su altri lavori, osserva che i i cospicui ribassi delle imprese che conquistano gli appalti (spesso milionari) suscitano dubbi sulla qualità dei lavori e dei materiali. Aggiungeremmo che le imprese prendono appalti milionari, senza garantire occupazione di manodopera locale e – speriamo di no – sicurezza nei cantieri.
Ma quest’ultimo è un problema datato. Uno di quelli che da un orecchio entrano e dall’altro escono, quando vengono posti ai politici, alle istituzioni, ai sindacati.
Concludendo: se sette anni per Palazzo Margherita a qualcuno sembrano pochi, ora sa qualcosa di più per ripensarci. I soldi c’erano, pubblici e donati. Il resto è solo burocrazia, uffici lenti e impastati, funzionari e dirigenti molto impegnati, forse anche assenteismo e distrazione, lassismo in alcuni uffici.
Vai a sapere.
C’è chi la fa breve e dice: è semplicemente Italia. Hai voglia a predicare , caro premier Renzi.
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