Se n’è andato l’uomo che negava il big-bang


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – L’uomo che non credeva al big bang se n’è andato, e sicuramente, se potrà, correrà a verificare negli archivi celesti chi ha ragione: la maggior parte degli scienziati di tutto il mondo, o il piccolo gruppo di scettici illustri di cui faceva parte. Parliamo dell’astrofisico britannico Geoffrey Ronald Burbidge, che scopri’ e determino’ la sintesi nucleare degli elementi delle stelle, e’ morto, dopo una lunga malattia, nello Scripps Memorial Hospital di La Jolla, localita’ nella contea di San Diego, nella California meridionale, Stati Uniti. Aveva 84 anni. Autorita’ internazionale nel campo degli studi di astrofisica e cosmologia, Burbidge ha conosciuto per essersi fatto paladino del rifiuto della teoria del Big Bang come origine dell’Universo, sostenendo, in alternativa, che la materia si crea continuamente. Nato a Chipping Norton (Inghilterra) il 24 settembre 1925, Burbidge era professore emerito di fisica ed astrofisica all’Universita’ della California. Nel 1957, insieme alla moglie Margaret, all’astronomo inglese Fred Hoyle e al fisico americano William Fowler (futuro premio Nobel per la fisica), Burbidge pubblico’ un articolo sulla nucleosintesi stellare che divenne famoso con un acronimo composto dalle iniziali dei suoi autori, B²Fh. In seguito Burbidge si e’ distinto per la sua teoria cosmologica non convenzionale, che contraddice apertamente la dominante teoria del Big Bang. Secondo Burbidge, l’universo e’ oscillante e si espande e si contrae alternativamente all’infinito. Questa teoria, data la sua natura controversa, gli ha recato una certa fama, ma anche attirato critiche. Che l’Universo si stia espandendo da miliardi di anni (più o meno 12-13) è una verità non controversa, documentata anche da recenti immagini ottenute con mezzi sofisticati: praticamente la foto dell’Universo “bambino”. Appena dopo il big bang, la grande esplosione che generò spazio e tempo, e tutto ciò che c’è dentro compresi noi, vi furono 300.000 anni di “buio” a causa della confusione delle particelle fotoniche non ancora “ordinate”. Poi tutto divenne visibile e nel futuro immediato potremo forse vedere più chiaramente cosa avvenne all’origine.
L’astrofisico inglese, non da solo, contesta tutto ciò affermando in fondo che l’Universo è senza principio e senza fine. Resta possibile che non sia il solo universo esistente, benchè noi si possa vedere solo il nostro. Innegabile il grande valore scientifico di Burbidge, al quale si debbono scoperte essenziali. La sua singolare posizione del big bang ne fa un personaggio originale e fuori dal coro.ì, come altri scienziati inglesi e lo stesso Hoyle.


01 Febbraio 2010

Categoria : Scienze
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