L’Aquila ha respinto e umiliato il dono del papa Giovanni Paolo II
DA ANNI MANCANO PERSINO I SERVIZI IGIENICI –
L’Aquila – Molti anni fa un papa molto speciale, sceso dalla Polonia, prese l’abitudine di bazzicare ufficialmente l’Abruzzo (dal 1982) e privatamente le sue montagne. In un suo libro, Giustino Parisse raccontò di 120 visite di Giovanni Paolo II, la maggior parte sul Gran Sasso, molte alla chiesetta della Jenca. La piccola San Pietro. Un luogo magico, che tale evidentemente appariva anche al pontefice.
Oggi quel piccolo edificio è un santuario, che purtroppop è nelle mani degli aquilani, e quindi risulta sdegnato dal peggiore dei destini. Degrado, abbandono, disinteresse, indifferenza e la nefasta burocrazia che visse, e vive più di prima, tra le sue mura.
L’Aquila sta distruggendo da anni un bene prezioso, il santuario che avrebbe dovuto portarle ogni bene e ritorno turistico. Sta facendosi del male come solo lei sa fare, nel silenzio generale, nel mutismo della politica e dei partiti capaci solo di squallide risse sulle poltrone comunali. Il peggio, infatti, è che tutto sempre avviene nel silenzio bronzeo della città , della cultura ufficiale, persino degli operatori tuistici, evidentemente lieti di ricevere solo male.
Il santuario è sempre rimasto in abbandono, la segnaletica autostradale per raggiungerlo è ottusamente incompleta e omissiva ( cui prodet?). la chiesina spesso chiusa, la strada spesso d’inverno interrotta, e niente servizi igienici, pur promessi e annunciati con la solita prosopopea costruita sulle semplici menzogne. Si mente e basta. Tanto, poi chi dice nulla?
Altre storiche balle, recenti, sono la funivia illuminata o il ponte sull’Aterno, per citarne un paio. Ma potremmo elencarne a bizzeffe.
La distruzione del santuario, tuttavia, è una ferita dolorosa persino nella bulimica indifferenza aquilana, abituata al peggio e che il peggio continua a scegliere e mantenere.
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