I cinghiali e la Regione, vincolo gli ungulati
L’Aquila – Vogliamo dire che i cinghiali sono meglio organizzati della Regione Abruzzo? Va bene, siamo buoni e mettiamola così, altrimenti dovremmo notare che sono anche più intelligenti. E non lo vogliamo notare….
Il problema cinghiali è divenuto emergenza da diversi anni. Ma, ovviamente, non solo in Abruzzo, bensì in tutte le altre regioni dell’Appennino Centrale. A cominciare dall’Umbria. Ogni regione limitrofa lo ha affrontato e risolto, meno l’Abruzzo. Come ha rilevato giorni fa il Cospa di Ofena, ospitato su questo giornale, esistono diverse regole sul problema cinghiali: ogni provincia ha le sue. Regole significa un insieme di scartoffie e di dettami burocratici, che ostacolano gli interventi selettivi o di abbattimento, più che favorirli. Per semplificare, la Provincia di Pescara ha regole più snelle rispetto0 a quella dell’Aquila, lenta, farraginosa, come ha notato il Cospa che, avendo sede ad Ofena, percepisce molto nitidamente i problemi degli allevatori danneggiati dai cinghiali. Con differenze vistose tra Popoli e Bussi (Pescara) rispetto ad Ofena e Capestrano (L’Aquila). Manco fossimo nel Middle West.
E torniamo all’inizio del discorso. Se la Regione fosse più intelligente dei cinghiali, prima di tutto li avrebbe sconfitti da anni donando le loro carni per beneficienza. Oppure organizzandone il commercio, come in Umbria. Ma soprattutto avrebbe stabilito e imposto a tutte le province le stesse regole, snellendo interventi e procedure.
Così non è stato; ora i cinghiali diventano emergenza al quadrato, e occuparsi di loro più difficile e più costoso. Senza il minimo beneficio per nessuno, se non per le menti rugose e macilente dei burocrati.
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