E’ rinato il Trabocco Turchino
Ieri, mattino di forti emozioni a San Vito Chietino con l’inaugurazione del nuovo trabocco Turchino dopo la distruzione per la furiosa mareggiata di quella notte tra il 26 e il 27 luglio 2014.
Dal promontorio dannunziano lo sguardo, non interrotto da improvvide foschie, si prolungava all’infinito sotto un sole riflettente lampi d’argento in un mare dall’intenso azzurro. Qua e là chiazze adamantine lasciavano spazio a scogli bruniti semisommersi dall’acqua.
In lontananza il trabocco. Vestito a festa con le bandiere sventolanti alla brezza leggera di mare, con la sua lunga passerella si stagliava nitido in un contorno cristallino di acqua, di luce, di aria. Quel trabocco che allora d’Annunzio (Giorgio Aurispa) così descriveva nel Tronfo della morte: “…La lunga e pertinace lotta contro la furia e l’insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni…Il legno esposto per anni ed anni al sole, alla pioggia, alla raffica, mostrava tutte le fibre, metteva fuori tutte le sprezze e tutti i suoi nocchi, rivelava tutte le particolarità resistenti della sua struttura, si sfaldava, si consumava, si faceva candido come una tibia o lucido come l’argento o grigiastro come la selce, acquistava un carattere e una significazione speciali, un’impronta distinta come quella di una persona su cui la vecchiaia e la sofferenza avesser compiuta la loro opera crudele…”.
Infatti nulla poté contro l’opera crudele del tempo e l’incuria dell’uomo e venne giù in un ribollire di onde e in un frangersi di legname.
Ma ora è lì ricostruito nella realtà e nella memoria pronto a rinverdire le belle letture sul “Lido degli Amanti” (Laudomia Bonanni) dei luoghi dannunziani.
La prolusione del Sindaco Rocco Catenaro, il dispiegarsi del ricordo con Mario Cimini dell’Università “G. D’Annunzio” e le suggestive letture dell’attore Domenico Galasso hanno guidato la ricongiunzione del tempo passato con il tempo presente: “Il Promontorio dei sogni”.
Poi giù fino al trabocco Turchino con il suo recupero integrale firmato dall’architetto Anna Colacioppo. Oltre cento pali di acacia, una passerella di sessanta metri, alta quattro, che s’inoltra nel mare, la piattaforma con il suo casotto in legno di pino, l’ampia rete quadrata dal fitto reticolato di maglie pronta ad essere calata “con mille ingegni” : paesaggio, letteratura, arte della natura si fondono in un unico abbraccio!
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