“Dottore mi si è precarizzata la vita” di Roberto De Giorgi. Recensione.
Questo libro è un documento denuncia che mette in risalto l’altruista e l’egoista, chi insegue il bene sociale e chi quello personale, il consapevole e l’ignaro, il furbo e l’ingenuo. In altre parole la società è chi la governa detenendone il potere. La differenza tra gli individui sta nel fatto che domani qualcuno avrà sulle spalle una zavorra, qualcun altro un tesoro da trasmettere agli altri.
La qualità delle proprie azioni in fondo è il prodotto di una scelta. Che se ne abbia o no consapevolezza è sempre una questione di scelta, di scegliere da che parte stare. Le intenzioni dell’autore sono palesi a riguardo sin dalle prime pagine del libro. Purtroppo chi sale sugli scranni del potere non trova mai una situazione semplice, priva di ostacoli o problemi da risolvere. Ed affiancare ciò a quello che di nuovo bisognerebbe attuare, risulta difficoltoso forse. Ma il compito da difficile diventa impossibile quando non si ha un senso di solidarietà e responsabilità nei confronti degli altri, della società . Quando non si ha l’idea della cooperazione, della reciprocità , del “comune”, bensì si ripiega sulla soggettività , autoreferenzialità , individualità , ci si proietta verso un’autonomia che è funzionale solo e soltanto al raggiungimento dei propri obiettivi personali, dimenticando ogni relazione con gli altri e producendo nei confronti della società esiti distruttivi che portano al collasso.
Praticamente l’attuale situazione economica-politica della nostra nazione. Hai praticamente descritto come sono stati incrociati i fili della trama del tessuto odierno. E queste sono dinamiche non prettamente legate al nostro territorio, bensì nazionali…mondiali…Considerando che il popolo ha deciso nel tempo di seguire l’esempio di chi governa, lo scenario che appare è un’accettazione supina dei fatti che chiude le porte ad ogni aspettativa, ogni desiderio, a tutto ciò che potrebbe essere ……. Questo se ci arrendessimo proprio tutti. Per fortuna non è così. Per fortuna esistono individui come l’autore che non solo non esauriscono mai il senso di giustizia sociale che abita naturalmente in loro, ma nonostante le tante sconfitte e la moltitudine di ostacoli non si arrendono e durante il tragitto interrano semi intrisi della propria energia e dell’esperienza accumulata.
Non è mai chi semina però il solo responsabile della qualità o quantità del raccolto, poiché cause esterne potrebbero compromettere anche la migliore semina. Ma non sono queste le sconfitte che faranno desistere il seminatore dal proseguire il suo operato. E la tenacia del protagonista ne è un esempio. Mi sono chiesta se dopo questo percorso intenso ma tortuoso, essendoti trovato a sopravvivere in una giungla piena di trappole e subdole strategie, dalla tua mente fervida e creativa sia scaturito un modo, un sistema affinché ciò non possa più accadere. E così che si affinano le strategie, invertendo a volte la direzione dei profitti e ridisegnando le regole del gioco. Purtroppo la società subisce da anni il fascino del pensiero calcolante, dileggiando spesso il pensiero pensante, senza parvenza di equilibrio sui piatti della bilancia ed il lavoro dei “giusti” procede a causa di ciò ad un ritmo bradicardico.
Ma l’importante è che non si arresti mai. L’ importante è sì, orientare secondo virtù la propria vita ma anche “agire”, come il protagonista appunto, poiché solo ” agendo” le cose possono mutare. E se il nostro agire non ci soddisfa sempre o appieno bisogna, in quel caso, seguire il consiglio dello psicologo “…farsi una bella risata…” poiché l’autoironia cura dalle peggiori esperienze. E andare avanti. Sempre!
Cristina Donatella Trivulzio
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