Astensione avvocati, la Camera penale


L’Aquila – Il direttivo della Camera penale ha emesso una nota: “La Camera Penale di L’Aquila “Emidio Lopardi Jr.” aderisce in maniera convinta all’astensione proclamata dall’Unione delle Camere Penali dal 24 al 26 maggio prossimi.
Le ragioni che hanno condotto alla delibera del 7 u.s. (che troverete allegata alla presente insieme ad un manifesto illustrativo), possono sintetizzarsi nella necessità:
1) di rifiutare l’ossimoro “prescrizione più lunga e processi più brevi” dal momento che più la prescrizione si allunga, più i tempi dei processi sono destinati a dilatarsi con conseguente violazione della presunzione di innocenza, del diritto alla vita degli imputati e dell’interesse della collettività a conoscere in tempi ragionevoli della loro colpevolezza o innocenza; nella realtà – ad onta della campagna di disinformazione in atto – i veri problemi del processo nascono dalla inefficienza del sistema: il germe della prescrizione viene inoculato nel corso delle indagini preliminari (dove, secondo dati ministeriali, si genera il 70% dei casi) quando, cioè, il procedimento è totalmente sottratto a tanto fantasiose quanto inesistenti manovre dilatorie da parte della difesa; questo viene, poi, sapientemente dosato nel corso del procedimento, spesso accompagnato dall’altro virus, quello della spettacolarizzazione, trovando le più fragorose manifestazioni in occasione dell’applicazione di misure cautelari; i devastanti effetti raggiungono il loro apice allorquando il vaglio dibattimentale fornisce, dopo anni, un risultato diverso da quello atteso dalla piazza;
2) di arrivare ad una concreta disciplina delle intercettazioni che tuteli in maniera definitiva le comunicazioni tra avvocato ed assistito e che impedisca la divulgazione di conversazioni irrilevanti ai fini della “prova del reato”;
3) di prevedere una severa normativa che regoli la possibilità di usare – a fini investigativi – sistemi di captazione informatica (i cd. Trojan) onde sterilizzare il pericolo di vedere uno smisurato allargamento dell’utilizzo degli stessi affidato a pronunce giurisprudenziali troppo spesso dimentiche del dettato costituzionale;
4) di rifiutare ogni ipotesi che preveda la “normalizzazione” della partecipazione a distanza al processo da parte degli imputati; ciò competerebbe, infatti, una inaccettabile compressione di quei diritti e di quelle garanzie fondamentali che vogliono che chi affronta un giudizio sia messo in condizione di difendersi avendo la possibilità di essere a contatto con il proprio difensore, con il proprio accusatore e con il giudice.
I Penalisti, insomma, non si astengono per ragioni “sindacali” ma perché vogliono che siano tutelati i diritti di tutti i cittadini.


23 Maggio 2016

Categoria : Cronaca
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