Lettera aperta all’assessore allo sport


L’Aquila – L’ex assessore ed ex campione sportivo Corrado Ruggeri ha inviato una lettera aperta all’assessore allo sport: “Con la proroga della convenzione del campo di atletica si è riacceso il dibattito sugli impianti sportivi.
Ritengo, da uomo di sport e non da politico, di dover intervenire su un così delicato argomento.
In primo luogo è indispensabile fare alcune differenzazioni.
Lo sport è agonismo, è competizione, è classifica, è centesimo di secondo, è centimetro se non millimetro, è decimo di punto e così via, tutt’altra cosa è l’attività motoria. Senza nulla togliere alla stessa che va adeguatamente tutelata, ma non è attività sportiva agonistica. Se utilizzo un impianto sportivo per mantenere una “certa forma fisica”, se corro per scendere “un po’ di pancetta” o per tutelare lo stato di salute, è tutto legittimo e ripeto va tutelato, ma non è attività sportiva.
Per un atleta che vuole raggiungere determinati obiettivi, l’impegno è proporzionale al risultato che vuole raggiungere. Mi spiego meglio: se voglio vincere i campionati d’istituto vanno bene anche tre allenamenti la settimana, ma se voglio andare alle Olimpiadi, ad un campionato mondiale, ad un campionato continentale forse non sono neanche sufficienti 3 allenamenti al giorno. Se la gara finale si svolge alle ore 22 e voglio avere qualche chance di vittoria è indispensabile che mi alleni a quell’ora e così via.
Ma il comune cittadino (e quindi anche gli amministratori) sa quale è la differenza che c’è fra chi vince un Mondiale o una Olimpiade e chi si classifica secondo, magari ad appena un centesimo di secondo? Chi vince è campione mondiale o olimpico, chi arriva secondo (anche per un solo millesimo di secondo) è il primo dei perdenti!!!
Ma il comune cittadino (e quindi anche gli amministratori) sa quali sacrifici deve fare un atleta, al top della scena mondiale, per migliorare di un solo centesimo di secondo la sua prestazione? Sa quanti mesi o anni di enormi sforzi e sacrifici sono necessari per “cercare” di migliorare la sua performance? Sa che tutti quegli sforzi, poi, non garantiscono il risultato? Sa che magari un giorno vanificherà tutti i suoi sogni e sacrifici perché l’impianto non è disponibile o non è al top?
Questa è la dura, ma sacrosanta legge dello sport.
Pertanto un impianto sportivo, qualunque esso sia, deve, e sottolineo deve, essere destinato prioritariamente all’attività sportiva, cioè quella agonistica, dopo vengono le altre esigenze.
Di questo, nella stipula di una convenzione, l’Amministrazione Comunale ne deve tener conto.
Altro punto è quello economico.
Per uno sport praticato da professionisti, che vengono ben remunerati, appartenenti a società i cui bilanci sono consistenti, è giusto che paghi l’uso dell’impianto, e si paghi il vero costo di gestione.
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Altra cosa per gli sport dilettantistici: chi pratica il lancio del peso, chi corre i 10.000 mt, chi pratica discipline assolutamente dilettantistiche dove non gira un soldo, e sono la maggior parte, nulla deve pesare nell’utilizzo degli impianti sugli atleti o sulle società che fanno salti mortali per arrivare a fine anno.
Discorso a parte per il baby sitteraggio: le mamme che portano i proprio figli “a giocare” un giorno al calcio, un giorno al basket e così via, utilizzano le strutture per baby sitteraggio e non per attività agonistica ed è quindi giusto che paghino il costo dell’impianto.
Allo stato attuale è difficile giustificare il perché un gruppo di persone che occupa un ex asilo nido da anni non deve pagare nulla, chi invece vuole portare in alto il nome della città deve essere messo in condizione di dover smettere a praticare la disciplina.
E quando dico in alto il nome della città cito per esempio Barletta che oggi è più conosciuta per aver dato i natali al grande Pietro Mennea che non per la disfida.


15 Maggio 2016

Categoria : Attualità
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