Teatro: il re muore in scena


Collelongo – Va in scena stasera a Collelongo, Palazzo Botticelli, alle ore 21.00, la nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con Lanciavicchio Il Re Muore di Eugène Ionesco, con Cristina Cartone, Stefania Evandro,Tommaso Di Giorgio, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio, Giacomo Vallozza, La regia dello spettacolo è di Antonio Silvagni, il progetto drammaturgico di Stefania Evandro, il progetto delle scenografie di Silvagni e Valerio Babbo. Le musiche originali sono composte e registrate dal Maestro Giuseppe Morgante e i tecnici sono Davide Fedele e Ivan Medici
Una straordinaria tragicommedia questa di Ionesco che come ha scritto Martin Esslin: “non è un’allegoria” ma “ è un’immagine poetica della condizione umana…Una commedia profonda e bellissima… Un capolavoro della letteratura drammatica moderna”.
Un re prepotente e egocentrico che non vuole accettare il destino, pretendendo di rendere suddito anche l’ignoto e inevitabile fato.
Un testo brillante e divertente, pieno di colore e di ritmo, che mette in scena un microcosmo grottesco ma spietatamente vero, di paure e sentimenti tanto esagerati quanto umani.
Bérenger, il sovrano dell’Universo non sa ancora che dovrà morire; il re ha un regno, un medico, una serva e due mogli, Marie e Marguerite che fanno di tutto per annunciargli la fine imminente. Lui è ostinato e cocciuto, non intende cedere agli eventi dal momento che non è stato lui a deciderli, e non vuole ammettere che il destino è il vero sovrano dell’universo e molto più potente di lui.
Il testo di Ionesco rende possibile e immediata la scrittura in scena di una transizione, un momento di passaggio, un cambiamento al quale non si è mai veramente pronti. E’ il dramma dell’uomo inteso come soggetto, inteso come umanità ma anche come società.
Una società in disfacimento progressivo, alla presenza di segnali della natura sempre più frequenti e intensi, e la volontà di non di ascoltarli, di non vederli e di non agire per tempo.
Bérenger continua a dare ordini all’intero suo mondo, mentre tutto intorno si sgretola e cade a pezzi, nessuno obbedisce più né esseri umani, né cose. Una grande e frizzante metafora dell’esistenza umana e della fragilità del potere, un testo teatrale senza tregua con ritmi incalzanti e dialoghi sferzanti.


14 Maggio 2016

Categoria : Cultura
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