Torna a Pescara il processo sull’omicidio del piccolo Maxim

Pescara – (F.C.). Sara’ il Tribunale monocratico di Pescara ad occuparsi della vicenda giudiziaria relativa alle pratiche di adozione di Maxim, il bimbo di cinque anni di origine russa ucciso due anni fa nel sonno dal padre adottivo, Massimo Maravalle, assolto dal gup dal reato di omicidio perche’ non punibile in quanto incapace di intendere e di volere all’epoca dei fatti. Il procedimento riguardante l’iter dell’adozione sarebbe dovuto proseguire, stamani, davanti alla Corte d’Assise di Chieti, per Patrizia Silvestri, madre adottiva di Maxim e moglie di Maravalle, per il medico del Servizio di medicina legale e del lavoro della Asl di Pescara, Giuliana Iachini, e per il medico di base Fabio Panzieri, tutti e tre rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari per falso in concorso. La Corte d’Assise di Chieti, presieduta da Geremia Spiniello, (giudice a latere Isabella Maria Allieri), ha, pero’, accolto l’eccezione di incompetenza sollevata dai legali dei tre imputati e ha rimesso gli atti alla Procura di Pescara. Il pm, quindi, dovra’ riformulare le accuse e il gup dovra’ disporre il rinvio a giudizio davanti al Tribunale monocratico. La questione della competenza, tra l’altro, e’ anche oggetto di un ricorso in Cassazione presentato dall’avvocato Vasile, legale di Patrizia Silvestri, oggi presente in Aula. “I giudici – commenta l’avvocato Aldo Moretti, difensore di Iachini – hanno correttamente individuato la competenza nel Tribunale monocratico di Pescara, non esistendo casi di connessione ai sensi del codice tra i reati di omicidio e i falsi contestati agli imputati. Attendiamo di leggere le motivazioni, ma crediamo che i giudici abbiano accolto la nostra tesi. L’omicidio commesso da Maravalle e’ il reato principale e ha finito per attrarre gli altri reati, sottoposti ad altra competenza, presso la Corte d’Assise di Chieti”. Patrizia Silvestri e’ accusata di falso in quanto nell’ambito delle procedure per adottare il piccolo Maxim, avrebbe omesso di riferire e fornire notizie sui disturbi e sulla patologia psichiatrica del marito. Secondo l’accusa, i due medici, invece, avrebbero attestato che Maravalle era esente da difetti fisici e psichici, omettendo di rilevare l’esistenza di patologie. Per il reato di falso, relativo sempre all’adozione, Maravalle e’ stato condannato dal gup, tramite rito abbreviato, a un anno di reclusione (pena sospesa).