“Costretta a gettare via sette anni di serena vecchiaia”
L’Aquila – (G.C.) – Tutto avviene per caso: l’ombrello della signora si impiglia nel giaccone che indossiamo. Qualche parola, qualche scusa, e conosciamo la signora insegnante in pensione dal 2008. Cappotto grigio, trolley (sta partendo per Pistoia), occhiali con lenti azzurrine. Persona gentile, vecchio stile.
Dice: “Sa, io la conosco e la seguivo su Il Capoluogo e su TvUno…”.
Tanto basta per due chiacchiere al terminal degli autobus di Collemaggio. Ovviamente si parla della città e della vita oggi.
“Aspetto da sette anni l’inizio dei lavori per la mia casa, ogni tanto me ne vado a Pistoia da mio figlio, che voleva mi trasferissi lì. Ho scelto di restare, ma se potessi tornare indietro… Sette anni di attesa, sette anni della mia vecchiaia sprecati, anche per colpa del condominio”.
Problemi e intoppi?
“Un’infinità, sia dal Comune che dagli ingegneri, dalla burocrazia terribile, dagli uffici lenti, da tutti. Perché non hanno fatto una legge per obbligare i condomini a decidere entro termini precisi? Servivano obblighi per tutti, tempi ristretti, regole. Invece, dopo sette anni so soltanto che dovrò ancora aspettare chi sa quanto tempo. Tornerò a casa molto vecchia, stanca, che me ne farò?”.
Le diciamo che la stessa sorte tocca a molti altri, noi compresi. Le diciamo che, forse, avrebbe dovuto trasferirsi a Pistoia.
“Non me la sentivo di lasciare L’Aquila, le mie abitudini, qualche amicizia. Vivevo bene, andavo ai concerti e al cinema, bazzicavo il centro, i negozi, le amiche al tavolo del bar. Tytto finito, la città non c’è più, e alienante, dispersa, triste. La gente è depressa, affievolita, tende a isolarsi”.
Come giudica istituzioni e politici? Vede colpe e responsabilità? Cosa si sarebbe dovuto fare?
“Non giudico, forse nessuno avrebbe fatto meglio. Una città distrutta è una ferita che non guarisce, forsde fra venti o trent’anni, chi sa. Ma per chi è anziano non c’è scampo. Vedo solo amarezze e guai davanti a me. Viviamo in realtà che pesano, schiacciano, nell’ostilità e nella brutalità, tra tanti delinquenti. C’è squallore”.
Signora, quali sono gli errori, le omissioni, le mancanze più capaci di ferire?
“Gliene dico solo poche. Pensi che non c’è ancora un parco della memoria, non ci sono le scuole, non c’è – lo ha scritto anche lei – la caserma dei vigili del fuoco, non c’è la cattedrale, non ci sono spazi per i giovani, aree di aggregazione. Solo risse politiche, rinfacci, parole e promesse. Si pensa alle elezioni. Nel cratere la ricostruzione è al 20 per cento, in città un po’ di più. Sette anni per il 20 per cento, significa che ne occorrono ancora 35. Ci pensa?”.
Buon viaggio, a Pistoia starà benissimo.
“Grazie, leggerò da lì ciò che scriverete”.
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