Evento culturale per la Liberazione
Popoli – In occasione della Festa dalla Liberazione, il Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con Drammateatro, presenta un evento da non perdere presso il Lavatoio Comunale di Popoli, dal 23 al 28 aprile 2016, alle ore 21.00 STORIA DI AGNESE, una narrazione scenica liberamente ispirata a L’Agnese va a morire di Renata Vigano, drammaturgia e regia Claudio Di Scanno, con Susanna Costaglione e con Ivana Giunta, Francesca Di Meco, Antonella Costantini.
“Storia di Agnese – spiega Claudio Di Scanno – è realizzata nella forma di una narrazione scenica e collocata all’interno del lavatoio comunale di Popoli, luogo di memoria della città dove lo scorrere dell’acqua, alimentato dalla sovrastante sorgente del torrente San Callisto, diventa segno e metafora del Tempo che fluisce, della memoria stessa che sbiadisce. “Qualcuno dice che l’acqua non è solo un liquido trasparente, inodore e incolore – si dirà nel testo narrativo – ma che è in grado di memorizzare le onde del nostro DNA. Una memoria dell’acqua?”.
Nel ruolo principale di Agnese, Susanna Costaglione è una vibrante Mater Dolorosa capace di profonde variazioni e vibrazioni espressive. Con lei tre interpreti di differenti età, a significare e comporre vocalmente un Coro di tragedia in grado di moltiplicare ed amplificare la voce narrante della protagonista. Volti dipinti di bianco e lucido trasparente, quasi un trucco da teatro No giapponese, ritagliate dai foulard e dagli abiti scuri, diventano icona multiforme e straniante destinata alla narrazione epica, al componimento narrativo e poetico destinato a tramandare un pezzo di memoria e di identità democratica del nostro paese nella superba ricorrenza del 25 Aprile, oltre ogni retorica e distante da ogni superficiale semplificazione celebrativa”.
L’Agnese va a morire non è solo un bel romanzo e un bel film, è anche o soprattutto un segno di memoria non rimovibile. Inquadra in modo esaustivo un pezzo di storia dolorosa, cornice tragica nella quale progressivamente prende corpo la figura di Agnese, una contadina di mezza età che nelle valli di Comacchio vive una vita tranquilla con il marito, membro della Resistenza e che per questa ragione è arrestato e deportato in un campo di concentramento. Evento che porterà Agnese ad avvicinarsi alla lotta partigiana, divenendo protagonista di quella militanza “civile” che operava nelle città e nei villaggi. Agnese diventa una “staffetta”, compito spesso assegnato alle donne della Resistenza, e porta cibo, armi, ordini e notizie ai partigiani. Per sei lunghi mesi vive questa nuova vita, profondamente compromessa nella lotta di liberazione dal nazifascismo, durante i quali viene a conoscenza della morte del marito durante il trasporto nel campo di concentramento. Ma un giorno le ammazzano la gatta nera, simbolo del suo universo affettivo stuprato da una guerra gratuitamente crudele. Così una notte, con la solennità di un rito sacrificale, Agnese ammazza un soldato tedesco ed è costretta alla vita clandestina della Resistenza. Dopo la disfatta del gruppo partigiano cui appartiene, continua a svolgere la sua mansione di staffetta, fino ad essere catturata durante un rastrellamento ed assassinata dall’ufficiale tedesco del soldato che lei aveva ucciso.
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