Ora la politica si abbarbica all’inchiesta parlamentare
L’Aquila – (G.C.) – Finiti in bolla di sapone (come i meno esagitati si aspettavano) i percorsi giudiziari sulla commissione grandi rischi, resta il caso Bertolaso, ma nessuno giurerebbe che porterà ad un esito capace di alleviare la disillusione e il dolore amaro dei terremotati. La politica e i poteri forti (anche occulti) che sempre hanno fatto capolino negli ultimi sette anni tutto questo lo sanno. Come sanno che il tempo spegne passioni, sdegni, voglia di rivalsa e persino il dolore. Quali segni porta L’Aquila delle sue precedenti distruzioni susseguitesi nei secoli? Moltissimi, fino al 2009, non sapevano neppure del terremoto del 1703, o di quelli forti e terribili del 1950 e del 1953. La scuola non insegna nulla di queste cose, la scienza ufficiale certo non ama divulgarle. L’educazione sismica non esisate in una terra altamente sismica. Non c’è ombra di consapevolezza o di regole severe dettate dalla politica, che teme sempre di ostacolare o inimicarsi affaristi,m costruttori, avventurieri vari.
Ciò che diciamo non è una scoperta, p una veritò taciuta sempre e da tutte le amministrazioni aquilane o regionali. Pensater soltanto che in Abruzzo non esiste un vero piano di evacuazione, non ne esiste uno a L’Aquila o se c’è, è carta che nessuno legge o ha mai letto.
Nell’aprile 2009, non esisteva neppure un piano di ordinata e rapida evacuazione dell’ospedale San Salvatore. Sei mesi di scosse non avevano indotto nessuno a pensare al problema, e non solo a L’Aquila, perché la storia sismica è lunga e riguarda anche tanti altri. Dopo iul sisma, del resto, la Regione Abruzzo non fu neppure capace di produrre una legge per la ricostruzione, che in Emilia Romagna fu prodotta e usata per il terremoto di quella regione.
Nel 1997 coraggiosi geologi rivelarono che il sottosuolo aquilano aveva una natura tale da produrre una impressionante accelerazione delle onde sdismiche. Furono zittiti. Inutili titoloni di giornali e articoli che stimavano probabile un sisma all’inizio del 2000.
Potremme continuare, ma sfonderemmo porte aperte su misteri che tali non erano, bensì solo verità scomode e sepolte, come il famoso Piano Barberi.
Ecco dunque profilarsi l’ultima spiaggi, la commissione parlamentare di inchiesta, già da mesi strombazzata, evidenziata, additata come panacea di indistinti mali. Non si sa quando arriverà, nessuno dà dati precisi. Gli impegni nella politica sono nebulosi, indistinti, quasi sempre vacui. Meglio non prenderli e “campare” su promesse e ripetizioni, ogni tanto risfoderati e riportati a galla. C’è, per chiudere, l’enorme enigma-punto interrogativo: quanto durerò il lavoro distratto e modellato sugli equilibri politici, di questa commissione? Anni. Più di quanto la gente abbia ancora la forza e la voglia di seguire. Così ha sempre funzionato questo paese. Forse non ce ne siamo mai resi conto, perché in tanti trovavamo comodo il sistema, del quale anche approfittare usando le pedine giuste.
Il terremoto ci riportò alla realtà. E alla realtà ora siamo inchiodati come condannati romani sulle croci, lungo la via Appia.
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