Pensierino… o imcubo della sera
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Pure constatazioni: a forza di leggere e sentire che L’Aquila rinasce (che poi, chi l’ha detto che doveva rinascere e non invece essere curata..?) molti ci credono a cominciare da quelli che avrebbero dovuto assistere all’evento e coadiuvarlo.
Poi uno guarda di qua e di la e dovunque ha la conferma che sin dall’inizio è mancata la “mente” capace di sovrintendere con cognizione di causa/e, tant’è che la maggior parte degli interventi realizzati sono stati e continuano ad essere slegati gli uni dagli altri e, benchè pubblicizzati, enfatizzati, descritti come il top (si trattasse pure di un palo della luce o una misera rotatoria), in realtà più che “top” sono “toppe”, molte anche a colori.
Buone solo a coprire degli spazi, dimenticando, anzi ignorando che L’Aquila non era un insieme di spazi avulsi dalla realtà circostante ma un “luogo insieme di tanti luoghi”, cosa ben diversa.
L’Aquila invece è diventata un “non luogo”, piena di “posti” affollati da gente “in fuga” dalla mancanza del “vivere” quotidiano, fatto di aggregazione, passeggio, abitudini a volte secolari.
Pensare che nel 1992, Marc Augè, etnologo (con la “t”) e antropologo di fama mondiale aveva scritto un libro dal titolo “NONLUOGHI”, nel quale tra l’altro descriveva tutti quei “posti” pieni di gente che passa ore e giorni della propria vita “non vivendo”, come i centri commerciali, le stazioni e gli aeroporti, le stesse vie di comunicazione.
Ho letto il libro per puro caso, spinto dalla curiosità per una citazione che del medesimo e del suo autore faceva Antonio Tabucchi in “Viaggi ed altri viaggi” perchè quel titolo m’ha fatto pensare a L’Aquila.
Chi avrebbe dovuto leggerlo per trarne ispirazione e non fare danni non l’ha fatto, forse perchè non c’è neppure un’illustrazione.
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