La telefonata di Bertolaso
LA MANIFESTAZIONE DI “TUTTI CONVOCATI” -
L’Aquila – Se si può fedelmente sintetizzare la grande manifestazione di oggi, voluta da alcuni parenti delle vittime, e condivisa su larga scala anche da parte della politica, occorre dire che il mirino ha messo a fuoco retroscena e premesse immediate di quei giorni drammatici che precedettero il sisma. Opinione generale e condivida è , dopo sette anni e un processo arrivato in Cassazione, ritenuto non soddisfacente, la vicenda si incerntra sulla telefonata di Bertolaso alla Stati, con l’annuncio della commissione grandi rischi a L’Aquila come “operazione mediatica” per sgominare chi aveva paura del terremoto e convincere tutti che bisognavas mantenere calma e ordine. Rassicurare, così interpretano tutti quelle parole. E dunque, una tragedia che arriverà e che se non si fosse rassicurtata la gente, sarebbe stata meno dolorosa. Dalla telefonata parte tutto. E’ l’opinione di chi oggi accusa e chiede che lo Stato non eriga un’altra lapide, con un nome: giustizia. Morta anch’essa. La strage impunita. Tenebrosi silenzi, invece di un epilogo giusto. Di sicuro, una manifestazione forte e un grido che deve essere ascoltato. E sarà ripetuto come una tragica eco.
CRONACA
(Foto esclusiva InAbruzzo: la commissioine grandi rischi riunita a L’Aquila il 31 marzo da Bertolaso) - La telefonata che l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso – annota l’AGI – fece il 30 marzo 2009 all’ex assessore regionale Daniela Stati e’ stata al centro dell’iniziativa “Tutti convocati per una giustizia italiana che non dimentichi la strage del 6 aprile”, tenutasi oggi pomeriggio nel piazzale di fronte l’auditorium di Renzo Piano, al Parco del Castello dell’Aquila. “Quel giorno c’e’ stata una telefonata che ha dato il via a una mistificazione mediatica che ha causato la strage del 6 aprile, ma senza verita’ non ci sara’ ricostruzione”. Lo ha detto davanti a piu’ di 500 persone Vincenzo Vittorini, consigliere comunale dell’Aquila e parte civile al processo contro la commissione Grandi rischi (Cgr). Bertolaso, come emerge dalla telefonata intercettata, prospetto’ alla Stati, che aveva la delega alla Protezione civile, una “operazione mediatica perche’ vogliamo rassicurare la gente” annunciando la convocazione, per il giorno seguente, della commissione Grandi rischi. “Mi aspetto che L’Aquila risponda oggi e non dimentichi perche’ non possono essere in pochi a cercare la verita’, la verita’ di una strage”, ha aggiunto Vittorini. Con lui altre parti civili profondamente colpite negli affetti dal sisma, come Maurizio Cora, Massimo Cinque (presidente dell’associazione 309 Martiri) e Pier Paolo Visione. Tra il pubblico il vice sindaco, Nicola Trifuoggi, alcuni assessori comunali come Pietro Di Stefano, Fabio Pelini, Giovanni Cocciante e Betty Leone, consiglieri di maggioranza e opposizione. Assente il sindaco, Massimo Cialente, contro il quale Vittorini ha polemizzato piu’ volte in questi 4 anni di consiliatura. In apetura della manifestazione sono state proiettate le immagini del funerale di Stato del 10 aprile 2009 e il video di una canzone di Alessandra Cora, figlia dell’avvocato Maurizio, morta tra le macerie del crollo dell’edificio in via XX settembre 79. Contro la Grandi rischi si e’ celebrato negli ultimi 6 anni un processo che si e’ concluso in Cassazione lo scorso novembre, con l’assoluzione definitiva di 6 scienziati (condannati in primo grado) dalle accuse di omicidio colposo e lesioni colpose e la condanna dell’ex vice capo dipartimento Bernardo De Bernardinis a 2 anni di reclusione per aver causato la morte di 13 persone con le sue dichiarazioni rassicuranti che rilascio’ dopo la riunione della Cgr. Con le stesse accuse, in un processo parallelo denominato ‘Grandi rischi bis’, e’ ora sul banco degli imputati Bertolaso, un procedimento vicino alla prescrizione, prevista a ottobre, con la prossima udienza in Tribunale fissata il 21 giugno. L’ex numro uno della protezione civile, candidato sindaco di Roma, nei mesi scorsi ha detto comunque di voler rinunciare alla prescrizione. “Nella notte tra il 5 e 6 aprile eravamo in casa – ha ricordato Vittorini -. Qualcuno ha stravolto un nostro atavico istinto, quello di metterci in salvo”, ha aggiunto in riferimento alle presunte rassicurazioni della Cgr, smentite, pero’, dalla Suprema Corte nelle motivazioni depositate lo scorso 24 marzo. “Lo Stato ha ribaltato una sentenza di un giudice coraggioso – ha detto ancora in riferimento alle condanne iniziali del giudice monocratico Marco Billi -. Siamo stati delegittimati. Non ci interessa nulla dei risarcimenti”, ha detto infine Vittorini in riferimento alle cause civili a loro volta pendenti.
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