Turismo, c’è solo da piangere
Se vi soffermate a riflettere un attimo sul turismo in Abruzzo, sentite i capelli drizzarvisi , se li avete. Il porto canale di Pescara insabbiato e inagibile da anni e anni, il mare inquinato e patetici retroscena di ordinanze nascoste, ora anche Alitalia e Ryanair che mollano l’aeroporto di Pescara. Pochi passeggeri, molte tasse. In montagna, il Gran Sasso aquilano che resta in coma colpito anche dall’ambientalismo più deteriore. Arre verdi come letamai, fiumi come fogne, depuratori inutili o fermi, bandiere blu che se ne vanno, discariche enormi che nessuno bonifica, come a Bussi. E così via. Il parco della costa teatina resta una fola inesistente.
C’è da piangere lacrime amare, ricordando i semplici e capaci enti provinciali e le aziende del turismo di una volta… Con quattro soldi producevano turismo anche di qualità . Ma il fondo del barile è la strada chiusa dalla provincia dell’Aquila per neve (che non c’è), isolando il santuario Giovanni Paolo II a Pasqua. Non basta piangere, occorre anche disperarsi… Ma le province non le avevano abolite e chiuse in santa pace?
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